Fanpage infiltra i suoi contro la destra ma se la prende con la polizia infiltrata

La testata online si indigna nei confronti dei sacrosanti metodi di indagine degli agenti. Ciò che è permesso a un giornale di sinistra non è concesso a uno Stato democratico?
di Corrado Oconedomenica 29 giugno 2025
Fanpage infiltra i suoi contro la destra ma se la prende con la polizia infiltrata
3' di lettura


Cosa dovrebbe fare una Direzione della polizia che ha il compito di prevenire il terrorismo se non seguire piste, infiltrarsi in vari ambienti, verificare con una presenza fisica sotto copertura se le ipotesi formulate in sede di indagine abbiano un minimo di veridicità? C’è un altro modo per prevenire una piaga che, in tempi non lontani, ha afflitto il nostro paese, causando vittime innocenti e distruggendo famiglie per astratti e insensati motivi ideologici?

Una emergenza che l’Italia superò proprio grazie alla preparazione delle sue forze di polizia, che scovarono e distrussero le reti terroristiche non sacrificando minimamente i principi della democrazia e della libertà che hanno sorretto negli anni la nostra Repubblica. Fu una grande prova e noi tutti dovremmo essere grati a quei poliziotti e alle forze dell’ordine. Così come dovremmo essere vigili su un fenomeno che potrebbe ricomparire, anche in altre forme, in ogni momento. Eppure, la rivista online Fanpage grida allo scandalo perché avrebbe scoperto cinque poliziotti infiltrati in Potere al popolo, un partito di estrema sinistra, e nell’organizzazione giovanile “Cambiare rotta”. È chiaro che quella che è una legittima ed anzi doverosa operazione di spionaggio, normale in ogni democrazia, venga enfatizzata e travisata per avvalorare una tesi di fondo che è a dir poco ridicola ma che serve alla sinistra per confermarsi nella sua ideologia: la surreale idea che questo governo, “fascista” a prescindere, starebbe mettendo in atto una torsione in senso autoritario della nostra democrazia, trasformando il nostro in uno “Stato di polizia”.

Quella dell’«emergenza democratica» è stata fra l’altro una retorica che ha accompagnato la nostra storia sin dalla nascita della Repubblica. E sudi essa si sono costruite carriere e si è alimentata una lotta politica spesso avvelenata e violenta.

Non varrebbe nemmeno la pena di perdere tempo a ragionare su questa narrazione se non fosse per il fatto che essa mette in evidenza alcuni tratti tipici e costanti di una sinistra, per lo più intellettuale e giornalistica, che non ha fatto pienamente i conti con il settarismo e la faziosità del proprio passato e che conserva notevoli tracce di una cultura antidemocratica e illiberale. In primo luogo, la convinzione di essere dalla parte giusta della storia e quindi di potersi permettere anche ciò che nell’avversario viene stigmatizzato. Non dimentichiamoci che sul metodo delle infiltrazioni Fanpage ha costruito parte della sua fortuna, ad esempio con i suoi giornalisti che si sono finti militanti delle organizzazioni giovanili di destra per carpire prove a suffragio del teorema del “fascismo eterno”. Ciò che è permesso ad un giornale non è permesso ad uno Stato democratico? In filigrana, si legge poi un atavica diffidenza per le forze polizia. A prescindere dal loro ruolo, i poliziotti sono “fascisti” per definizione, servitori dello “Stato borghese” e quindi suoi complici. Ci vorrebbe un Pasolini per ricordare che essi sono invece i difensori della nostra sicurezza e della nostra libertà. E che lo fanno, rischiando la vita, per stipendi spesso irrisori. Ovviamente sono arrivate anche le prime interrogazioni parlamentari sulla vicenda “smascherata” dal presunto scoop. A conferma che, con questa sinistra politica, la destra può dormire sonni tranquilli.

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