Su 57 interventi «essenziali e indifferibili», che poi vuol dire urgenti, urgentissimi, prioritari per le celebrazioni del Giubileo 2025 a Roma, appena 31 possono dirsi completati. Cantieri chiusi, nastro tagliato, opere consegnate: in ritardo, d’accordo, perché la scadenza doveva essere il 31 dicembre dell’anno scorso, però se il raffronto lo fai coi restanti 26 lavori (uno dei quali deve addirittura ancora essere avviato), vuoi mettere? Almeno è qualcosa. Siamo a oltre la metà dell’Anno Santo e circa la metà della infrastrutture che andavano riqualificate per garantire l’Anno Santo ha visto la luce. Se le proiezioni fossero una scienza esatta verrebbe da pensare che entro sei mesi si può sperare in una messa in pari, ma il paradosso lo comprende persino un bambino. Qui, a ben vedere, c’è il rischio di una solenne figuraccia. È la Corte dei Conti, adesso, che “bacchetta” il commissario straordinario per il Giubileo, nonché sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (Pd). E lo fa con una relazione, che in realtà è una deliberazione, protocollata il 24 giugno scorso, spedita per conoscenza anche al governo e al parlamento e che suona più o meno così: Sos, occhio al calendario.
Non ci sono solo le opere «essenziali e indifferibili» (per le quali, al 12 giugno scorso, quindici erano parzialmente concluse, quattro in via di completamento e sei in corso), ci sono anche quelle «essenziali» e basta: che sono 118 in tutto, ma sono pure (quasi) tutte in stand-by. Quelle terminate sono appena quattro, che vuol dire il 3% del totale. Un po’ pochino da qualsiasi punto di vista. Non è esattamente la fotografia più rassicurante che si possa scattare: «Pur essendosi registrato», scrivono i magistrati contabili, «nel periodo da gennaio 2025 a giugno 2025 un trend crescente della realizzazione con un recupero dei ritardi accumulatisi (pensa non ci fosse stato, ndr), tale avanzamento, allo stato degli atti, non risulta ancora pienamente in linea con il cronoprogramma approvato».
Tanto per dirne una: tra i progetti non ancora cominciati c’è la pedonalizzazione dei Fori Imperiali su cui la giunta Gualtieri ha insistito parecchio e su cui, mica a caso, è stata avanzata un’ordinanza commissariale proprio per semplificarne la procedura di gara in fase di assegnazione altrimenti, di ‘sto passo, sembrerebbe difficile partire addirittura in autunno nonostante «il previsto avvio dei lavori entro il terzo trimestre» dell’anno in corso. Va così. Che ci siano delle criticità (nel Paese della burocrazia per cui la sua Capitale non fa eccezione) è palese. Che la questione sia delicata è altrettanto pacifico. E che, tuttavia, tocchi darsi una mossa (assicurando «un sostanziale e generale allineamento, anche in via progressiva, del programma degli inter venti alle esigenze di connessione e funzionalità con l’evento giubilare», tenendo a mente, fatto non secondario, che tutto l’ambaradan serve ad «accogliere al meglio decine di milioni di pellegrini» e quindi, ecco, arrivare fuori tempo massimo sarebbe controproducente) è nella natura delle cose.
Oltre ai Fori Imperiali (sugli gli interventi «essenziali» i parzialmente conclusi sono dodici, quelli in via di conclusione sono cinque, quelli in corso 46, quelli di prossimo avvio nove, quelli in progettazione 21, quelli in progettazione ma con la gara affidata nove, quelli in fase di gara altrettanti e quelli sui quali si getterà la spugna e verranno cancellati tre), i rallentamenti registrati rimangono di vario tipo: per l’impianto polivalente di Tor Vergata è stato necessario «individuare un sito differente rispetto a quello originariamente scelto»; per la stazione Torrino Mezzocammino (sulla Roma-Lido) hanno influito alcuni «ritrovamenti archeologici», per il potenziamento della “mitica” Linea C la spada di Damocle è quella di un approfondimento sulla «possibilità di realizzare un primo stralcio funzionale con le risorse originariamente assegnate».
«Siamo all’81% degli interventi essenziali e indifferibili conclusi, parzialmente conclusi o chiusi entro luglio», faceva sapere, invece, solo due settimane fa Gualtieri senza però scendere nei dettagli come ha fatto la Corte dei Conti, «e al 95% se aggiungiamo quelli in corso». Tempo non ce n’è più (nel senso che, a rigor di logica, tutte queste opere dovevano essere pronte per l’Anno Santo non durante l’Anno Santo: certo, si tratta di interventi che di fatto resteranno a disposizione dei cittadini romani (e non è mica poco), però, se l’obiettivo era rendere l’urbe più accessibile a chi l’avrebbe affollata per il Giubileo, non sembra centrato.