Guadagnarsi la copertina del Time non è certo cosa da tutti. In tempi recenti, prima di Giorgia Meloni, l’hanno avuta solo gli uomini e le donne più potenti, Trump, Biden, Obama e via via tutti gli altri presidenti degli Stati Uniti; i più ricchi, come Musk, i più influenti, come Steve Jobs. Fuori dall’America gli omaggiati sono meno e le donne anche più rare, tra queste la Merkel o Margaret Thatcher, alla quale sono state dedicate sette copertine. Ma ancora più importanti sono le motivazioni, perché se qualcuno come per la Von der Leyen finire sul Time è quasi un atto dovuto, certamente non tutti possono dire di essere stati definiti «una delle figure più interessanti d’Europa», capace anche, a seconda di come guiderà la propria nazione, di «cambiare il mondo».
Certo non mancano le semplificazioni tipicamente americane, gli stereotipi stucchevoli, come quello sul fascismo dal quale in pratica parte il lungo articolo, anche se poi in realtà la domanda specifica sulla questione viene fatta a fine intervista. Giorgia a sua volta risponde con una domanda spiazzante che non ha risposta diretta, se non nei fatti che il Time documenta puntualmente. «C’è qualcosa del fascismo che la mia esperienza le ricorda, di quello che faccio al governo?» ha chiesto la premier. Meloni in effetti, ha sottolineato il Time, «ha smentito i suoi detrattori», cioè con la sua politica che nell’articolo si definisce «di centro», ma che in realtà è solo di buon senso, ha disorientato tutti quelli che pensavano spingesse sull’acceleratore del nazionalismo di estrema destra, conquistando alla fine «i leader di tutto lo spettro ideologico, da Biden alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen al vicepresidente J.D.
Vance».
Il Time poi si addentra nell’analisi della sua politica definendo la sua agenda «in linea con il gruppo globale di leader autoritari emergenti». Tra i punti citati ci sono il consolidamento del potere esecutivo e la lotta agli immigrati clandestini, ma anche alcuni molto discutibili come la «repressione dei media», il «controllo sulla magistratura» e la «limitazione di alcune forme di protesta». Il Time le chiama «contraddizioni», sulle quali la Meloni starebbe costruendo «un nuovo tipo di nazionalismo: populista, nativista e filo-occidentale, ma impegnato nelle alleanze europee ed atlantiche». L’accostamento al movimento MAGA viene naturale al redattore Massimo Calabresi che è di chiare origini italiane ma che della realtà italiana ed europea in generale sembra avere una conoscenza piuttosto parziale. Sostiene che il fatto che la Meloni «stia plasmando un nazionalismo del XXI secolo nel Paese che ha incarnato la versione liberalizzante del XIX secolo attraverso la sua unificazione e, con Mussolini, ha creato il catastrofico modello fascista nel XX» sia un «capriccio della storia». Il Time tuttavia non può fare a meno di riconoscere le «evidenti capacità della Meloni», specie quando ad aprile è arrivata a Washington ha tenuto testa con grande compostezza e dignità alle velleità da «maschio alfa» di Trump, perorando la causa dell’Ucraina.
L’episodio sarebbe rimasto impresso anche nella mente di Vance, che ha riferito come quella sua «diretta attitudine» gli ricordi quella di sua moglie Usha. Dopo un lungo excursus sulla sua giovinezza e sull’ascesa al potere l’articolo si concentra poi sulla capacità politica innata di Giorgia di «conquistare gli scettici», come Biden ad esempio che ha sciolto le sue riserve dopo la dichiarazione di sostegno all’Ucraina e l’uscita dell’Italia dalla Belt and Road cinese. Ma è nella parte finale che l’articolo del Time non può che riconoscere che «l'Italia è ben lontana dal governo autoritario che i critici di Meloni sostengono che lei voglia». Con un avviso, però, che cade ancora sul fascismo, e cioè che «riunendo i blocchi di destra in Italia, Meloni potrebbe scatenare forze che la sua nazione e l’Europa nel suo complesso hanno a lungo lottato per tenere sotto controllo». Anche perché «sono molti i membri del suo partito che ancora nutrono nostalgia per il fascismo», e si cita il busto di Mussolini in casa La Russa.
Un tema che invece il settimanale francese Le Point evita, dedicando una serie di articoli all’Italia e alla Meloni che rimangono all’attualità e si concentrano sulle «lezioni di sussulto economico». Le Point rimarca come dal 2020 a oggi, il Pil italiano sia progredito del 6,3% contro il 4,2% in Francia, mentre la Meloni viene definita «l’acrobata», a capo di un governo che sta battendo i record di longevità. Va ancora oltre il giornale americano The Hill, che vede in Meloni una possibile nuova Margaret Thatcher. Il suo ruolo di “pontiera” fra Bruxelles e Washington può far nascere - secondo i giornalisti Usa - tra lei e Trump quel rapporto che ha permesso a Ronald Reagan e alla Lady di Ferro di scardinare l’establishment di allora. Un ruolo cruciale nello scacchiere internazionale che si sta ritagliando grazie alla stabilità del governo: ad evidenziarlo è il The London Standard, raccontando i primi mille giorni a Palazzo Chigi.