Non è una novità. Giuseppe Conte è il campione italiano di trasformismo. L'unico premier capace di governare prima con la Lega di Matteo Salvini e poi con i grandi nemici del Pd, come se si trattasse di un vecchio protagonista della Prima Repubblica. Ma questa volta si è superato. L'ex avvocato del popolo ha puntata il dito contro Giorgia Meloni per via dell'accordo raggiunto dall'Unione Europea con gli Usa sui dazi. Ora, non si capisce cosa c'entri il presidente del Consiglio, in una trattativa condotta dai cosiddetti burocrati di Bruxelles. Ma, per il momento, lasciamo questo aspetto da parte.
Ciò che desta stupore è l'abilità di Giuseppe Conte di dire tutto e il contrario di tutto. Sui dazi, per esempio, ha spiegato recentemente: "Sarebbe stato meglio minacciare una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Dire assolutamente che se lui ci avesse messo dei dazi, avremmo noi raddoppiato quei dazi. E saremmo andati a una guerra minacciandola. Così si fa un negoziato con chi usa queste armi".
Ma fino a qualche anno fa, il leader del M5s, forse perché parlava da Palazzo Chigi, la pensava in modo diverso. Era l'8 ottobre 2019, alla Casa Bianca c'era ancora Trump e Conte era il premier del governo giallo-rosso. In una conferenza stampa a Palazzo Chigi, aveva dosato le parole per rassicurare l'alleato americano sui dazi: "Un negoziato che deve tendere a evitare una spirale di guerra commerciale e che sarebbe deleterio per tutti. A proposito dei dazi americani imposti sui prodotti europei, dobbiamo riconoscere che queste misure rischiano di incidere pesantemente sul nostro Made in Italy. Lavoreremo quindi con la massima determinazione e convinzione per poter proteggere i nostri interessi economici, per tutelare i nostri prodotti, i nostri interessi. Lo faremo ovviamente in un quadro di interlocuzione con gli alleati americani, in sinergia con l'Unione europea perché comunque si tratta di un negoziato bilaterale con Washington, che deve tenere conto ovviamente del sistema europeo. Ma anche delle sensibilità nazionali e, soprattutto, un negoziato che deve tendere a evitare una spirale di guerra commerciale che sarebbe deleteria per tutti".
Dunque chi è Giuseppe Conte? Quello del 2019 o quello del 2025? Difficile dirlo. Fratelli d'Italia, però, non sembra avere troppi dubbi: "Conte cambia idea con la stessa facilità con cui cambia alleati, programmi, posizioni politiche.La coerenza non lo sfiora: anche nelle fasi più delicate per la Nazione, preferisce la propaganda".
Conte cambia idea con la stessa facilità con cui cambia alleati, programmi, posizioni politiche.
— Fratelli d'Italia (@FratellidItalia) July 30, 2025
La coerenza non lo sfiora: anche nelle fasi più delicate per la Nazione, preferisce la propaganda. pic.twitter.com/OhtWWxYDLQ