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Strage di Bologna, sfregio in piazza alla Bernini: il ministro se ne va

di Lorenzo Cafarchio domenica 3 agosto 2025

2' di lettura

Le premesse per una volta sembravano ottimali. Sembrava si potesse intavolare un discorso attorno al concetto di memoria per ricordare e commemorare la strage di Bologna del 2 agosto di 45 anni fa. Al netto delle zone d’ombra, delle sentenze e delle decisioni - che sono ormai diventati dogmi inscalfibili per la galassia antifascista - una decina di giorni fa Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, aveva accolto con parole garbate la scelta dell’esecutivo di far intervenire, nel corso delle commemorazioni, il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. «Una scelta positiva conosce bene la storia della strage, i processi e le battaglie portate avanti in questi anni», ha detto Bolognesi. Aggiungendo, inoltre, di averla «incontrata in altre commemorazioni, come quella per Marco Biagi, e mi è sembrata persona attenta e consapevole». Chiudendo con l’aspettativa di «una risposta chiara e forte».

Come di consueto arriva la data della commemorazione e davanti alla stazione prende parola Bolognesi, sul palco assieme al sindaco felsineo Matteo Lepore, attaccando di fatto il governo.
«Oggi sappiamo chi è stato e ne abbiamo anche le prove: la strage del 2 agosto 1980, già ideata nel 1979, fu concepita e finanziata dai vertici della famigerata loggia massonica P2, protetta dai vertiti dei Servizi Segreti italiani iscritti alla stessa loggia P2, eseguita da terroristi fascisti» e come se non bastasse «è un fatto che tutti gli stragisti italiani passarono dal Msi». Quindi, secondo Bolognesi, esiste una contiguità politica e ideologica tra ieri e oggi. Meno male che doveva essere il tempo del ricordo e non delle polemiche. Inoltre se l’è presa anche con il presidente Giorgia Meloni. «Condannare la strage di Bologna senza riconoscerne e condannare la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa, continuando ad annaffiarne le radici. Non siamo disposti a far passare riscritture interessate della storia».

Le tavole dei comandamenti in quello che è stato un vero e proprio comizio ideologico da parte dell’ex parlamentare dem. A quel punto il ministro si è allontanata dal palco e da Bolognesi dichiarandosi «non d’accordo ne’ a titolo personale ne’ a titolo del governo». La Bernini ieri è intervenuta da Palazzo d’Accursio, al cospetto delle autorità e dei familiari delle vittime, asserendo che respinge senza se senza ma «qualunque collegamento con l’orrore della strage e l’attualità o l’attuale governo» e confermando il «supporto del governo alle famiglie delle vittime». Ma non basta mai. Un contestatore ha aperto uno striscione gridando, nei confronti dell’esponente di Forza Italia, che non credeva «alla solidarietà del governo».

Un vociare accolto dagli applausi della folla e proseguito con: la strage «fu di mano fascista con il coinvolgimento della P2 ed esplosivo delle basi Nato». Parole e voci che sembrano voler cercare tutto meno che la realtà dietro i fatti di quel 2 agosto 1980. Laddove le sentenze diventano verbo insindacabile, mentre la volontà di vedere i prodromi di Fratelli d’Italia e del governo come i padri della strage resta un esercizio, quantomai, pericoloso.

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