La sinistra si è accorta delle donne di destra

La sinistra scopre che le donne votano anche a destra. Che ne fanno proprie le parole d’ordine. Che non tutte le donne considerano i vincoli familiari una gabbia
di Annalisa Terranovadomenica 17 agosto 2025
La sinistra si è accorta delle donne di destra

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La sinistra scopre che le donne votano anche a destra. Che ne fanno proprie le parole d’ordine. Che non tutte le donne considerano i vincoli familiari una gabbia. Che non tutte le donne scelgono come nemico il maschio bianco patriarcale o vedono nel fare figli un limite. Non solo, molte di loro si domandano se non sia il caso di cercare il patriarcato non negli slogan dei cortei neofemministi bensì in quelle società dove la religione viene letta in modo regressivo e umiliante per le donne che, in omaggio a teocrazie dispotiche, devono stare un passo indietro rispetto agli uomini. È una presa d’atto che ha prodotto articoli come quello di Francesca Santolini su La Stampa di qualche giorno fa (Donne, l’altra metà dell’ultradestra) in cui l’autrice mette da parte l’ecofascismo per randellare a modo suo un altro aspetto del vento reazionario che a suo dire minaccia i diritti.

Il succo del discorso è il seguente: la sinistra sbaglia a leggere il protagonismo femminile a destra come un megafono del patriarcato. Alla buon’ora. Ma secondo Santolini dove ci portano dunque le leader donne delle nuove destre europee, leader che hanno travolto i paradigmi convenzionali sulla donna di destra tutta casa e salotti bene, donne come Giorgia Meloni, Marine Le Pen e Alice Weidel? A quello che la sociologa Sara Farris definisce “femonazionalismo”. Si tratterebbe di un altro tipo di femminismo incentrato su maternità, identità nazionale e ordine sociale. Temi affrontati dalle stesse intellettuali di destra in un convegno dello scorso inverno da cui è nato il libro L’altro femminismo (edizioni Eclettica). Ovviamente tutto ciò è visto a sinistra come un pericolo ma nello stesso tempo come un fenomeno cui la retorica femminista old style non sa dare risposte. Il tentativo che si incardina è dunque quello di ridicolizzare la tendenza, accostandola al fenomeno social delle “tradwives”, cioè mogli tradizionali che spiegano sul web quanto è bello fare le casalinghe. O ancora si tenta di leggere dietro le righe di questo femminismo differente la volontà di legittimare gli istinti razzisti quando si critica il trattamento riservato alle donne in alcune società islamiche.

Ma soprattutto la sinistra si sente minacciata dall’uso del vocabolo “femminismo”, come se i temi legati alla condizione femminile fossero un terreno inaccessibile a culture altre. È divertente vedere come da un lato riconoscano la novità di leader donne di destra forti e come al contempo, dall’altro lato, cerchino di esorcizzare questo scenario riconducendolo allo spauracchio ideologico del razzismo, della repressione dei diritti, dell’islamofobia. È come se si fosse aperta una finestra mentale che subito è necessario richiudere per non mettere in discussione certezze che apparivano fino a qualche anno fa granitiche e salde. Certo, se la destra affronta i temi sociali col linguaggio femminile rassicurante e “materno” ciò rappresenta un pericolo per la sinistra malata di “dirittismo”. E quale sarebbe questo linguaggio materno e femminile? Per esempio dire che i cittadini non cercano vendetta contro chi delinque ma chiedono alle istituzioni una legittima protezione. Invocare il rispetto delle regole da parte di una donna, proprio come farebbe una madre con i figli indisciplinati, mette tutti d’accordo. È la rivincita dei buoni contro i Franti troppo frettolosamente esaltati. Ecco allora che in quest’ottica i capisaldi di una visione conservatrice della politica (tra cui la rivendicazione di una natura femminile che è fattore identitario irrinunciabile) appaiono non solo più accettabili ma persino più desiderabili del caos di chi vuole rivoluzionare i generi e i ruoli ad essi collegati. Tutto ciò fa paura alla sinistra? Sì, molto. Ed è un altro successo che le leader di destra hanno ottenuto riuscendo a movimentare lo stantio panorama del progressismo che resta ancorato a vecchi modelli e a pregiudizi da superare.