La gioia nell’osservare e nel comprendere, sosteneva un noto fisico tedesco, è il dono più bello della natura. Ilaria Salis non è Albert Einstein. Nera come la pece e in tenuta da spiaggia, ma sempre più elegante di quando ha votato per i fallimentari referendum della sinistra, il prodigio della Bonelli&Fratoianni non solo non ha capito il titolo di Libero di sabato – e in effetti otto parole sono tante – ma in posa al supermercato, col giornale in mano, ne ha fatto un tragicomico post che ha raggiunto vette finora inesplorate.
«Sempre più in alto!», diceva Mike Bongiorno nella réclame di una vecchia grappa. Questo il titolo di Libero: “Sede gratis al Leonka”, e alla riga sotto “Niente casa alle famiglie”. Occhiello: “Modello progressista”. Catenaccio: “La sinistra cerca subito un posto per il centro sociale sgomberato. Migliaia di cittadini ancora senza abitazione per i cantieri bloccati”.
Traduzione della Salis sui social: «Clamorosa svolta progressista di Libero! Dopo anni e annidi campagne d’odio contro i poveri e i quartieri popolari, finalmente si accorgono della crisi abitativa e addirittura si curano del diritto all’abitare. Bravi, ci vediamo al prossimo picchetto anti-sfratto. Casa per tutti, miseria per nessuno».
Prendiamo fiato. È vero: in totale la titolazione di Libero aveva trentuno parole, ce ne scusiamo con la diretta interessata (e coi familiari). Ed è altrettanto vero che non c’era una foto, un disegno né qualsivoglia illustrazione grafica che aiutasse l’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra. Ci rammarichiamo due volte. Però – terzo nostro errore – riponevamo maggior fiducia nell’autrice del bestseller “Vipera”, in ungherese “manganello retrattile”.
Utile chiarimento: nella foto dell’onorevole Salis non si ravvisano reati, nemmeno quello di “invasione di supermercati” odi “spesa proletaria”. Dietro a Sant’Ilaria patrona delle case altrui ci sono due commesse costrette a lavorare per guadagnarsi un onesto stipendio, che dubitiamo si avvicini ai 18mila euro dell’eurodeputata dal pingue casellario giudiziale; si vede un cartellone con il nome del supermercato; appesi a uno scaffale ci sono snack di frutta secca, che aiuta la concentrazione ma non agevola la comprensione di testi scritti.
Ora, noi qui a Libero sappiamo essere dissacranti ma pure tendere la mano a chi è in difficoltà. Dunque forniamo all’europarlamentare Salis una bussola qualora nei prossimi giorni, con in una mano secchiello e paletta e nell’altra il nostro quotidiano, decidesse di posare davanti a uno stoccafisso: no, Libero non parteciperà a cortei coi militanti del Leoncavallo né incoraggeremo i lettori a occupare il tinello del vicino; non tifiamo per Bonelli ministro dell’Ambiente con delega alla chiusura delle docce (in inverno dei caloriferi) né auspichiamo Fratoianni al Viminale che accoglie al porto i clandestini vestito da Ufficiale Gentiluomo. E ancora: continuiamo a sostenere che il Superbonus di Conte non è stato gra-tu-i-ta-men-te; e no, Libero non ha mai titolato “Elly Schlein è la nuova Margaret Thatcher”, sebbene ci sia venuta la tentazione.