Xi Jinping vestito da Mao risveglia gli ardori di D'Alema

giovedì 4 settembre 2025
Xi Jinping vestito da Mao risveglia gli ardori di D'Alema

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«Solo i superficiali non giudicano dalle apparenze», amava osservare Oscar Wilde rovesciando un ben noto luogo comune. E ieri, alla parata di piazza Tienanmen, la prima cosa da notare era proprio la più evidente, un dettaglio estetico altamente rivelatore di una precisa intenzione politica: il vestito in stile Mao indossato dal dittatore cinese Xi Jinping. In quella tenuta portatrice di un’inequivocabile carica simbolica (non serve certo un armocromista per decodificare il messaggio), Xi ha tenuto un discorso di eccezionale durezza, con punte di malcelata violenza: «Oggi l’umanità deve nuovamente scegliere tra pace e guerra, dialogo e scontro». E ancora: «Solo trattandosi reciprocamente come pari, vivendo in armonia e sostenendosi a vicenda, tutti i paesi e le nazioni possono mantenere la sicurezza comune, eliminare le cause profonde della guerra e impedire il ripetersi di tragedie storiche». Poi la minaccia esplicita a tutti (incluso Donald Trump): «La Cina è una grande nazione che non si lascia mai intimidire da nessun bullo.

E il grande rinnovamento della nazione cinese è inarrestabile». Tutto questo accade dopo il vertice dei giorni scorsi con India e Russia, e - di nuovo- in compagnia di Vladimir Putin e dei capi dei Paesi sotto sanzioni americane, dalla Corea del Nord alla Birmania. Certo, c’è materia di riflessione per tutti, Trump in testa: le forze anti-Occidente si stanno pericolosamente saldando tra loro, Mosca è ben più vicina a Pechino di quanto il Presidente Usa sperasse, e anche l’India (colpita dai dazi) reagisce, speriamo solo tatticamente, dialogando più strettamente con i cinesi e i russi. Mala tempora currunt, indubbiamente. Quanto al senso della parata militare (altro che pace), è stata l’agenzia di stampa del regime Xinhua a esplicitarne il senso, evocando una «dotazione militare che renderebbe possibile conquistare Taiwan anche con la forza».

Non è mancato (l’ha colto acutamente l’agenzia Bloomberg, pescando un estratto della registrazione della tv cinese Cctv) un tocco di megalomania nel dialogo - che doveva rimanere riservato - tra i due leader, Xi e Putin. Il primo mormora: «In passato le persone raramente arrivavano a 70 anni, ma oggi a 70 anni sei ancora un bambino». E l’altro fa: «Con lo sviluppo delle biotecnologie sarà possibile trapiantare continuamente organi umani e le persone potranno vivere sempre più a lungo e persino raggiungere l’immortalità». Conclusione di Xi: «Secondo le previsioni, in questo secolo c’è la possibilità di vivere fino a 150 anni». Considerando che i due leader hanno 72 anni, le intenzioni sono eloquenti.

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Ecco. Davanti a tutto questo, fa una certa impressione l’entusiasmo manifestato da Massimo D’Alema, presente alla parata, e di cui riporta le parole un altro incontenibile apologeta di Pechino, l’ex sottosegretario Michele Geraci. Il quale, su X, presenta così l’ex premier: «Una delle poche persone più equilibrate in politica estera. Sarebbe molto utile a compensare le mancanze culturali di chi oggi è al governo». Testuale.

Di seguito, Geraci pubblica il video con le parole di un D’Alema in estasi che sembra ritrovare verso Pechino gli slanci giovanili verso Mosca. Si parte con «la lotta eroica del popolo cinese (...) per tutta l’umanità per la sconfitta del nazismo e del fascismo». E poi, presa la rincorsa, l’ex capo del Pds non si ferma più: «Viviamo in un momento difficile nelle relazioni internazionali. Spero, confido, che qui da Pechino venga un messaggio per la pace, per la cooperazione, per il ritorno a uno spirito di amicizia tra i popoli, per porre fine alle guerre che purtroppo insanguinano in modo così tragico diverse parti del mondo».

Ah sì? E intanto Xi, vestito alla Mao e circondato da altri dittatori, assisteva alla gran parata di truppe, mezzi corazzati, carri armati, missili balistici, missili intercontinentali nucleari con “portata globale”, e altri missili da crociera. «Per la pace», ovviamente.

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