Se si ricorda che Bisceglie in Puglia era nota in quanto sede del manicomio, ogni cosa ritrova una sua logica. Ieri Antonio Decaro ha fatto impazzire tutti, come gli capita da due mesi. Poi ha fatto un passo indietro e si è candidato. Non è un ossimoro ma la realtà.
«Da oggi ho la responsabilità di guidare il nuovo progetto politico per la Puglia», ha dichiarato l’ex sindaco di Bari sul palco del festival dell’Unità dove Elly Schlein l’aveva convocato per rispondere all’ultimatum sulla sua candidatura. L’uomo chiamato a prendersi la Regione con uno schiocco di dita non è stato capace di uscire dall’angolo in cui si è infilato da solo, con i suoi veti pretestuosi all’ex Nichi Vendola e al quasi ex Michele Emiliano. Dinieghi che, dopo la discesa in campo, il candidato ha provato a derubricare a «pettegolezzi di cui vi chiedo scusa», ma che perfino adesso conservano il sapore di maldestri tentativi per ritirarsi andati male. Al dunque, una volta constatato che Avs non arretrava su Vendola e la segretaria dem teneva bordone all’alleato, l’europarlamentare del Pd non ha avuto però la forza di mantenere la posizione e annunciare che sarebbe rimasto a Bruxelles.
Una prova di debolezza, mascherata malamente da senso di responsabilità verso la coalizione e gli elettori. La realtà è che questa vicenda ha evidenziato le insicurezze del candidato presidente del campo largo, la sua indeterminatezza politica, un’ambizione non commisurata alle qualità, una scarsa capacità di lettura della situazione, una fragilità umana della quale solo chi lo ha visto all’opera da vicino, nella sua Bari, sospettava. Il bell’Antonio era il più debole, o si sentiva tale, e ha perso. Avs ha vinto perché ha tenuto il punto. Vendola si candiderà in consiglio regionale; ha subito emesso un comunicato in cui marca il territorio mettendosi a disposizione di Decaro «per le sfide cruciali e difficili che ci attendono».
Decaro, vicino alla candidatura ma Vendola resta in campo
Antonio Decaro sarà il candidato governatore in Puglia per il campo largo, accettando che Nichi Vendola, ex presi...Mandato pieno e non a tempo - fino alle Politiche 2027 come era stato invece ventilato come opzione per consentire al bell’Antonio di ritrattare sul veto all’ex governatore e candidarsi senza fare la figuraccia di chi ha dovuto inghiottire il rospo per intero. Per Nicola Fratoianni non è solo questione di principio e di voti che l’ex presidente arcobaleno gli porta in più ma di leadership: un capo che si fa imporre le liste dall’esterno perde credibilità in casa.
Schlein pure ha tenuto duro e ha vinto. Non era difficile. Il comportamento da re senza corona dell’europarlamentare dem ha reso le mosse degli altri partecipanti alla commedia necessarie e semplici. La segretaria ha fatto l’errore iniziale di sottovalutare la situazione, sperando che la vicenda si risolvesse da sé. Ma da quando è intervenuta, risolvendo il problema Emiliano, non ha più sbagliato. Ha difeso l’unità del campo largo dalle pretese del novello capataz pugliese. Lei poteva dire di agire per la coalizione e l’unità della sinistra. Lui non aveva argomenti.
Il colloquio che i due hanno avuto prima di salire sul palco ha sancito una situazione non più ribaltabile dal candidato suo malgrado, mollato anche chi ne aveva sostenuto le ragioni. Matteo Renzi da giorni osservava un esplicito silenzio sulla pratica. M5S ha emesso un comunicato che non lasciava vie d’uscita: se Decaro non corre, in Puglia salta l’alleanza. Troppo strette le spalle dell’ex sindaco per caricarsi una tale responsabilità. Benché al sicuro a Bruxelles, l’europarlamentare si è sentito mancare la terra sotto i piedi.
Le ambizioni del bell’Antonio di sfidare Schlein per la segreteria del Pd, in rappresentanza del nutrito gruppo di riformisti insoddisfatti dalla gestione troppo movimentista e di sinistra della leader, finiscono qui. Nelle scorse settimane l’ex sindaco ha tentato un braccio di ferro che era una sorta di pre-congresso. Nel tempo però si è accordo che, se non si fosse candidato, la sua classe dirigente, alla quale aveva promesso di rottamare la squadra di Emiliano, non lo avrebbe più seguito e che, lontano dalla Puglia, avrebbe finito per perdere la propria base elettorale, quei cinquecentomila voti personali che lo hanno mandato a Bruxelles.
Bonelli fa esplodere la sinistra: "Vendola? Le liste le decidiamo noi"
"Un passo indietro di Vendola? No, non può essere che siano altri a decidere per le nostre liste". Lo a...Ecco allora la retromarcia, che ne svela la dimensione di leader locale. La Puglia passerà da un cacicco all’altro. Per Schlein è bene così, anche se tra i dem pugliesi ora serpeggia la paura di essere guidati da un presidente instabile. Ma a Elly poco importa: per potersi presentare come colei che tiene unita la sinistra e pertanto è la sola che ha diritto a sfidare Giorgia Meloni, la segretaria farebbe i patti con il Diavolo. E non è detto che non ne debba fare altri. Emiliano ha già rialzato la testa: se si candida Nichi, allora corro anche io, ha detto il governatore, che ha un nome, una dignità e tanti sodali da difendere. Pare che voglia presentarsi capolista per “Con”, formazione il cui coordinatore è l’ex deputato di Forza Italia Michele Boccardi. È un tentativo di riaprire i giochi, poiché don Michele aveva fatto la bocca al ritiro di Decaro e già sognava il ritorno? Possibile. Certo, è una nuova grana per Elly.
Chi resta a mani vuote sono i riformisti del Pd, quelli di Energia Popolare, la corrente guidata da Stefano Bonaccini che, nel deserto di figure all’altezza, si erano illusi che Decaro, benedetto dieci anni fa da Renzi che lo fece presidente dell’Anci, i comuni d’Italia, potesse bastare. Grave errore: il rottamatore non ha mai promosso dei potenziali numeri uno. Se ne faranno una ragione e troveranno qualcun altro; meglio così, avevano puntato sul cavallo sbagliato.