Nelle piazze i suoi ordini vengono eseguiti con una discreta puntigliosità. Nei cortei “per la pace” sventolano le bandiere di Hamas, si intonano cori sulla Palestina libera “dal fiume al mare” e si espongono gli striscioni in cui si inneggia al pogrom del 7 ottobre, definendolo un formidabile “atto di resistenza” nei confronti dei “nazisti” israeliani. I quali, manco a dirlo, devono tutti morire e sparire dalla faccia della terra. Sui social, però, la signora Francesca Albanese, esimia relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati, non viene, ahinoi, ascoltata con la stessa deferenza.
La Albanese sicuramente ci perdonerà, come ha fatto con il sindaco di Reggio-Emilia che invocando la pace in Medio Oriente e denunciando i crimini contro Gaza si è permesso inopinatamente di parlare anche degli ostaggi israeliani, ma scorrendo i commenti al suo severo post su X in cui definisce Mario Sechi un poveretto che, a differenza sua, «non sa e non conosce», invitando le reti tv a bandirlo dai talk per evitare quell’inutile, fastidioso e indegno contraddittorio (che del resto sta sul gozzo anche ad Enzo Iacchetti), abbiamo faticato a trovare un applauso. Dileggi, sberleffi, insulti. C’è chi ironizza: «Ti perdono perla puttanata che hai detto». Chi argomenta: «Tu puoi dire quel cazzo che vuoi. Inneggiare ai terroristi e gli altri no?». Chi va al sodo: «Sei una stronza». La lista è lunga, ma per pietà dei lettori e per non esagerare col turpiloquio lasciamo che ognuno vada a documentarsi per suo conto. Verrebbe quasi da pensare che la relatrice dell’Onu stia iniziando a raccogliere quello che semina da un paio di anni: odio, fango e propaganda a palate.
Francesca Albanese vuole imbavagliare Libero
Una delle più vistose differenze tra un gatto e una bugia, diceva Mark Twain, è che il gatto ha solo nove ...Ma c’è qualcuno che ci anticipa anche quali saranno le prossime mosse dell’Albanese, spiegandole con garbo che «con la pace a Gaza» tornerà «a sguazzare nella merda». Ecco, la pace. Sentiamo cosa ne pensa la relatrice speciale del piano benedetto ieri persino da Papa Leone XIV. Una speranza per il popolo palestinese? Macché, «un abominio». Questa la definizione usata ieri dall’Albanese intervenuta al Festival Rumore, di Fanpage, a Roma. «Il piano di Trump-Netanyahu viola gravemente il diritto internazionale ed è inaccettabile. Mi ha molto meravigliato il plauso di molti stati e dell'Onu», ha spiegato ai suoi fan propal accorsi ad ascoltarla. Con tanto di spiegazione, perché lei “sa e conosce”.
Ed eccola allora la verità che qualche mascalzone alla Sechi vuole perfidamente nascondervi. «Il diritto all'autodeterminazione non è il diritto a uno Stato, ma il diritto a decidere per sé. È in capo ai popoli, che sono capaci di agire per se stessi. I palestinesi si devono determinare da soli», ha detto, aggiungendo che col piano «vengono lese le componenti dell'autodeterminazione. Si prevede una sorta di protettorato, una cosa da secolo scorso, illegale già nel 1948. Tirarla fuori nel 2025 è un abominio». La sintesi è che «si chiama piano di pace ma è l’imposizione di una nuova occupazione, però quasi per procura». La morale è, purtroppo, chiara a tutti. Qualsiasi atto terroristico, eccidio, massacro o strage sarà di nuovo compiuto dalle frange estremiste del popolo palestinese dovrà essere considerato la conseguenza legittima di tale imposizione. E nessuno si azzardi ad invitare in tv qualcuno che dica il contrario.