L’innalzamento dei decibel e l’abbassamento della ragione da parte della sinistra, sono la spia rossa che segnala la crisi del pensiero progressista. Fanno casino, ma cosa resta? Niente. I dem sembrano un partito che indossa i pantaloni a zampa d’elefante e i gilet metallizzati, è la “mélenchonizzazione” del Pd, il cui primo segretario fu Walter Veltroni, una figura che oggi sarebbe fantascientifico immaginare sul ponte di comando dove c’è Elly Schlein.
La deriva alla francese della sinistra sta conducendo alla fusione tra i “descamisados” di Elly e quelli di Fratoianni-Bonelli, con conseguenze che sono già visibili nel linguaggio estremo - un frullato misto tra comico e tragico - e nell’agenda che come priorità ha temi che non sono in cima alle preoccupazioni degli italiani.
Quanto al Movimento 5 Stelle, a sua volta si sposta verso il burrone, sul terreno del qualunquismo che fu suo all’inizio dell’avventura grillina, ma in un periodo storico che oggi vede la protesta soccombere di fronte alla proposta.
Per avere un’idea della parabola, consiglio di leggere un libro appena pubblicato in Francia (“Les Complices du mal”) dove l’autore, Omar Youssef Souleimane, squaderna le incredibili rivelazioni di un’inchiesta sul campo dove la sinistra francese è in una fase di metamorfosi kafkiana, un partito islamizzato, con un’agenda di jihadismo parlamentare, ricette economiche da bancarotta, la piazza come arena per regolare i conti con l’avversario. La letteratura anticipa gli scenari, sempre in Francia, nelle pagine di “2084” il grande scrittore (in cella in Algeria) Boualem Sansal racconta il regime totalitario dell’Abistan dove la società è organizzata come una teocrazia orwelliana. Fiction, ma la realtà galoppa e... sta succedendo. Questa corrosione della sinistra dal suo interno è visibile in Francia ed è in fieri in Italia, dove si candidano nelle liste esponenti del mondo pro-Pal (Souzan Fatayer candidata in Campania da Avs) le cui dichiarazioni fanno l’autoscontro con la nostra democrazia.
CLASSE DIRIGENTE
All’inizio della legislatura, l’opposizione e il coro dei giornali cantilenavano il rosario della destra che “ha un problema di classe dirigente”. Una noia mortale. Tre anni dopo, sappiamo che il problema è della sinistra. E non abbiamo mai avuto dubbi. Sono invecchiati, prevedibili, sono tornati a scrivere del fascismo a Casa Pound, mentre Meloni parla con la Casa Bianca. Sono partiti da Littoria, sono atterrati a Gaza, sono decollati verso un viaggio senza ritorno, nell’ignoto.
Non avendo cultura politica (direi cultura tout court, non sanno niente e lo spappagallano male), non vedono i segnali premonitori dello sfascio autobiografico, i bagliori che arrivano da Parigi (dove Sarkozy, un ex presidente della Repubblica, ieri è entrato in prigione, voilà, la ghigliottina dei francesi), hanno capito solo che con Meloni hanno perso una prima volta e sono avviati alla sconfitta anche nel secondo giro elettorale. Tremano. E la reazione è il colpo di coda del dinosauro che sta morendo e, nell’esalare l’ultimo respiro, cerca di trasformarsi in qualcosa di più terribile: un altro mostro.
Il centrodestra italiano ha dimostrato di saper governare molto bene in un periodo storico tempestoso, mentre l’opposizione si è via via sbriciolata in Parlamento (guardate le mozioni impazzite come la maionese sulla guerra in Ucraina, fino alla tragica decisione di non appoggiare il piano di pace di Trump per Gaza) e il risultato finale di cotanto sforzo cerebrale è l’insulto, l’assalto, il collateralismo con i pro-Pal, il gioco delle tre scimmie con gli utili idioti di Hamas, il plotone d’esecuzione schierato contro i giornalisti conservatori.
TOTALITARISMO
Il penultimo allarme è quello sulla libertà di stampa, sull’estrema destra (che in Parlamento non c’è) definita “pericolo per la democrazia”, per dire che il problema è Meloni. A questo scopo, l’illuminata classe dirigente della sinistra si è “fascistizzata” a tal punto da non rendersi conto del suo percorso verso il totalitarismo. Sul piano istituzionale tutto questo ha conseguenze gravi: l’opposizione presenta proposte da bancarotta sulla Legge di Bilancio, la Cgil le appoggia e dice che la Finanziaria è un piano della dittatura, si organizzano scioperi contro il governo che finiscono per essere una bastonata contro i lavoratori, si incita alla “rivolta sociale” (Landini dixit), si cerca uno sciopero generale entro il 31 dicembre. La sinistra in Parlamento è letteralmente sparita, è stata sostituita da un carro di carnevale anticipato: il casino totale.