In una seduta psichedelica che passerà agli annali della storia parlamentare, durante l’audizione di Sigfrido Ranucci in Commissione Antimafia, abbiamo assistito all’applicazione del “metodo Report”. In che cosa consiste? Eccolo spiegato sul lettino dello psichiatra: io ti faccio una domanda su un fatto che non esiste, quella domanda che poggia su un fatto falso è a sua volta falsa, ma poggiando sul falso, essa vive di falso al punto che quel falso, più falso del falso, diventa un vero chiacchierato che non è, così quando la domanda falsa che poggia sul falso entra in un dibattito vero e affiora dalle labbra dell’ex magistrato Roberto Scarpinato allora si materializza il “metodo Report”.
Scena vera nel tutto falso: ho davanti Ranucci e metto insieme una cosa vera (l’attentato al giornalista) con una cosa falsa (il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari che ordina il pedinamento del giornalista). La conclusione è un falso ancora più falso (una relazione tra il pedinamento falso e la bomba vera). Conclusione sottovoce del perfetto idiota proto -grillino: ma non è che Fazzolari si trastulla con gli esplosivi? Mal di testa? Lo capisco, ma prendete un’aspirina perché nello show di ieri all’Antimafia questo è solo l’antipasto. Cosa succede quando di fronte a un giornalista che fa della trasparenza il suo credo (evidentemente non troppo solido) si presenta una domanda che allude, fondata sul falso? Come risponde il prode Ranucci? Rullo di tamburi, l’impavido cronista, l’uomo che fa dei fatti, del vero, la sua religione, chiede... la segretazione degli atti! Ora, cari lettori, immaginate le conseguenze: Scarpinato fa una domanda allucinante, il giornalista cosa dovrebbe fare? Smentirla ategoricamente, perché non è vera, è costruita in modo da diventare una trappola, è diffamatrice nei confronti di un senatore della Repubblica (Fazzolari) è un castello in aria pericoloso per le istituzioni (questa scena si è svolta in Parlamento). Ranucci non fa niente di tutto questo, chiede che il resto del dibattito sia segretato e durante tutta la giornata non trova un minuto per smentire seccamente quella che Scarpinato con sprezzo del ridicolo definisce “raccolta di elementi”.
Il “metodo Report” è esattamente questo, non funziona secondo la logica sequenza dei fatti che conducono all’accertamento di un fatto inequivocabile, quel “metodo”lascia il sospetto, lo alimenta, fino a farlo diventare una minaccia, una sorta di spada di Damocle che di volta in volta Ranucci decide di sfoderare nei confronti di questo e di quello, lasciando intendere ma senza dire, ricostruendo uno scenario immaginario che va oltre l’accertato con una serie di “prove” che non sono prove.
Prendiamo il caso Ghiglia, alla fine cosa sappiamo? Sicuramente che è stato pedinato (e non sappiamo da chi e per che cosa), certamente che delle e-mail del Garante sono state “esfiltrate” dal suo ufficio (e non sappiamo come, potrebbe essere un funzionario infedele all’istituzione, un hackeraggio, in entrambi i casi sono cose gravi), ma che cosa ha fatto e detto Ghiglia non lo sappiamo, perché Report non lo sa, ma insinua e quando le risposte non vanno bene si procede a mettere nel mirino tutti coloro che a Ghiglia sono vicini, dunque tutti i consiglieri del Garante ora sono sottoposti al manganello di Report, come è avvenuto a Ginevra Cerrina Feroni e come accadrà anche ad altri. La conseguenza è un clima intimidatorio che ha poco a che fare con il giornalismo. Ma torniamo a Scarpinato, solo un novellino può bersi l’idea che l’ex magistrato di Palermo (i cui teoremi hanno già fallito miseramente in passato) abbia fatto quella domanda così, senza averci pensato, e solo un idiota può immaginare che Ranucci abbia chiesto la segretazione così d’istinto, senza aver mai compulsato l’ipotesi di creare un caso con quella sua richiesta che lascia l’ombra del mistero. Che Ranucci sia l’idolo dei mozzaorecchi dei Cinquestelle è sicuro, che sia spregiudicato è altrettanto certo, che abbia un rapporto da kamasutra con le fonti e con la privacy è palese, ma che sia fesso no, questo posso escluderlo. Ranucci ha chiesto la segretazione dell’audizione ben sapendo cosa stava facendo.
Nei Palazzi ieri si agitava una domanda: non è che Ranucci vuole candidarsi con il Movimento Cinquestelle? Uso il metodo Sigfrido, quindi metto le mani avanti e dico che io no, a questa cosa non ci credo, ma lascio in sospeso la domanda, alla quale l’amico “Sig” dovrà pur rispondere. E provo a spiegare perché: Report è una trasmissione del servizio pubblico Rai che fa giornalismo d’inchiesta (presunto tale), che pretende di non essere criticata da nessuno, che è diventata il randello dell’opposizione (le puntate di quest’ultima stagione sono un velenificio contro il governo e il centrodestra, ma sarà un caso e poi si sa che siamo sotto TeleMeloni) e avendo un ruolo così importante nel panorama dell’informazione italiana, essendo altissima espressione del servizio pubblico, io penso che Ranucci debba smentire queste voci tendenziose sul suo futuro e dire a tutti noi, rassicurandoci, che il suo interesse è solo quello della verità, nient’altro che la verità, lo giuro, vostro onore.
Dunque, niente seggio. Niente radioso futuro parlamentare, solo e soltanto il meraviglioso “metodo Report”, che io voglio applicare anche su Libero ma non mi riesce completamente perché ho questa ostinazione a guardare i fatti, continuo a chiedere ai miei colleghi “verificate questa notizia, controllate questa fonte, scartate questa che è una cazzata”. Mi impietosisco di fronte ai fatti personali, roba da matti. Devo imparare, è evidente. Devo dire ai miei giornalisti di fare domande del tipo “Ranucci è vero che dicono che lei riceva un sacco di soffiate, ma usa solo quelle contro il centrodestra?”. Io non so se è vero o è falso, ma nel “metodo Report” questo è quello che si fa in ogni puntata. Come registrare le risposte ignare delle persone al telefono e poi mandarle in onda- cosa che adesso cominceremo a fare pure noi, forse così ci danno anche un Premiolino- e far passare tutto questo per grande giornalismo. Potrei anche chiedere come si concilia il suo silenzio, la richiesta di far segretare l’audizione di ieri con il fatto che lui, il Ranucci, qualche giorno fa ha escluso che ci sia un mandante politico dietro la bomba, ma non dà una risposta chiara e definitiva a una domanda in Parlamento che allude all’esatto contrario, cioè il quesito incredibile di Scarpinato. Delle due l’una: o il primo Ranucci era lucido o il secondo non sta tanto bene, o il primo Ranucci era onesto o il secondo fa casino parlamentare, o il primo Ranucci era giornalista, o il secondo Ranucci fa politica. Alla fine il “metodo Report” è meraviglioso, è come la rivoluzione, che dopo tanti giri, tante vittime innocenti, si mangia i propri figli. Bel metodo, vieni avanti Sigfrido.