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I rischi del femminismo che dimentica le donne

Se si assume un punto di vista più complesso, frutto di una riflessione collettiva che unisce la critica al wokismo di destra e di sinistra avremo allora una proposta tematica più aderente alla realtà e di sicuro più utile al mondo femminile.
di Annalisa Terranovasabato 8 novembre 2025
I rischi del femminismo che dimentica le donne

3' di lettura

Inutile fare patti sulla condizione femminile con Giorgia Meloni perché lei è una “conservatrice” che vuole mantenere tutto così com’è e quindi conservare anche l’oppressione femminile. A parlare così è la femminista di lungo corso Luciana Castellina, 96 anni, intervistata da La Stampa. L’argomento? Il patto proposto dalla sindaca di Genova Silvia Salis tra Giorgia Meloni e Elly Schlein per contrastare la violenza di genere. Castellina, in definitiva, non fa che ripetere uno stereotipo su Giorgia Meloni che mira a “consolare” la porzione femminista della società per aver dovuto subìre l’onta di vedere una donna di destra arrivare a Palazzo Chigi a dispetto della retorica progressista che ritiene di essere portatrice unica delle aspirazioni socio-politiche delle donne. Non solo si deve negare ogni relazione tra Meloni e il femminismo ma si deve presentare la premier come nemica assoluta delle donne magari ripetendo assunti che già nella campagna elettorale del 2022 erano apparsi risibili, come la critica al nome del partito di Giorgia Meloni che non contempla le “sorelle” ma solo i “fratelli”.

È probabile che Castellina quando parla di Giorgia Meloni lasci campo libero alla comunista che è in lei, che dunque deve in qualche modo neutralizzare l’avversario negandone ogni positiva potenzialità, anche e soprattutto sul terreno delle conquiste femminili. Ma sono davvero Meloni e le sue idee conservatrici a rappresentare un pericolo per le donne o non piuttosto il neofemminismo che cancella l’identità femminile? Lo sottolinea la storica Lucetta Scaraffia in un saggio uscito di recente che raccoglie più interventi – curato dalla stessa Scaraffia e da Paola Concia – e che ha un titolo significativo: Quel che resta del femminismo. Cosa scrive Scaraffia? Che «il femminismo, in gran parte riassorbito dal movimento Lgbtq, abbandonando la difesa delle donne come valore universale, sta accettando la fine della donna, che non si può più definire tale, mentre, al contrario, l’uomo c’è sempre. Negando valore alla maternità si apre la porta alla cancellazione dell’identità femminile, determinata dalla capacità di generare». Ma non è finita qui: il femminismo radicale di oggi che con furia iconoclasta vorrebbe anche cancellare il concetto di natura per scardinare le convenzioni patriarcali finisce con l’accettare la pratica della gestazione per altri che rappresenta non solo una forma di sfruttamento del corpo femminile ma che anche ideologicamente rappresenta un cedimento alla cultura woke che vorrebbe sostituire l’identità femminile con una identità neutra.

«Con la procreazione per altri» osserva ancora Scaraffia «la donna viene rimessa nell’antico ruolo di contenitore di un essere umano che è di proprietà di altri: un tempo del padre, oggi di chi lo compra. Ma in realtà questa idea di donna è perfettamente coerente con la definizione che il movimento woke sta cercando di imporre, cioè la sostituzione dell’identità femminile con una identità neutra, definita come “persona con l’utero” o “persona con le mestruazioni”». Sono tutti temi che Castellina trascura ma che sono invece ben presenti alle femministe universaliste come Paola Concia, temi che ci aiutano a focalizzare meglio quali sono le battaglie culturali che un femminismo non ideologico e non succube dell’intersezionalità dovrebbe porsi come obiettivo. Se infatti noi assumiamo come unico punto di vista quello delle donne che ritengono nemico principale il maschio bianco patriarcale e oppressore l’approdo finale non potrà che essere la saldatura tra femminismo antioccidentale e islamismo radicale. Al contrario se si assume un punto di vista più complesso, frutto di una riflessione collettiva che unisce la critica al wokismo di destra e di sinistra avremo allora una proposta tematica più aderente alla realtà e di sicuro più utile al mondo femminile.