Lui vuo’ fa’ l’american’, ’mericano, sient’a mme nun ce sta niente ’a fa, okay napulitan. Roberto Fico vorrebbe tanto essere Zohran Mamdani, il nuovo sindaco mezzo comunista della Grande Mela, e sfida il senso del ridicolo non tentando neppure di nasconderlo. Forse sarebbe pronto a convertirsi all’islam pur di sembrare credibile.
«Dobbiamo fare in modo che succedano anche qui cose meravigliose come a New York», dice il candidato del campo largo alla presidenza della Campania all’incontro dedicato ai giovani. Fico ha 17 anni più del suo nuovo mito, ma quello è l’ultimo dei problemi. Quanto ai giovani che gli piacciono, sbirciando le liste che lo sostengono, non sono proprio quelli a cui lui promette dal palco che «studiando, potranno raggiungere ogni posizione».
La sua squadra è fatta di figli di: Pellegrino, rampollo di Clemente Mastella, per Noi di Centro-Noi Sud, Armando Cesaro, discendente di Giggino ’a purpetta, paffuto ex senatore forzista coinvolto in varie inchieste della Direzione Antimafia e finito anche agli arresti domiciliari, arrivato alla corte di Matteo Renzi, e poi il responsabile del Pd della Regione, Piero, figlio dello sceriffo Vincenzo De Luca.
Ieri, per una volta, il grillino ha vissuto l’emozione di una sala con gente che lo ascoltava. Il merito non è suo. A dargli manforte è scesa da Roma Elly Schlein, che ha posato per le foto di rito con il “suo” responsabile regionale Pd, il suddetto De Luca junior. In fondo alla sala c’era anche papà Vincenzo: assistere al comizio di quello che ritiene il suo indegno successore, dev’essere stata una tortura per lui, culminata con la stretta di mano finale alla segretaria. Che s’adda fa’ pe’ campà, dicono da queste parti. Il governatore ne ha dette di ogni su Fico, rimproverandogli di «dare un’immagine priva di dignità», ricordandogli che «non sei Richard Gere, quindi devi parlare delle cose fatte» e ammonendolo che «il tempo delle scemenze ideologiche è finito e tu stai al 9%». Questo per capire quanto è scollato il campo largo, unito solo da un progetto di potere, la cui gestione diventerà, in caso di vittoria, oggetto di una guerra fin dal giorno dopo.
Ieri comunque gente in sala c’era, a differenza di due giorni prima a Benevento, quando, giornalisti presenti a parte, c’era più gente sul palco con l’aspirante presidente che in platea ad ascoltarlo. E non è stato l’unico vuoto in sala della campagna elettorale, costellata di appuntamenti per pochi intimi che parevano attentati alla credibilità e al morale del candidato e hanno riempito i giornali di foto diventate un manifesto di desolazione.
Certo, la ricetta dello ’mericano partenopeo per il governo regionale ha molto poco di anglosassone. Il grillino rilancia la patrimoniale, «perché la Costituzione è solidaristica», ma la sola cosa che può fare in merito è aumentare l’Irpef regionale ai redditi più alti. E poi l’ex presidente della Camera svela il trucco: la borsetta di mamma’ da cui prender ‘e solde per tutto sono le Regioni più ricche della Campania, «perché i territori che hanno di meno devono crescere e la ricchezza va distribuita». Vuole governare la Regione a scrocco, facendosela mantenere dagli altri presidenti. Il dna grillino è immutabile: la preoccupazione non è come creare ricchezza bensì come depredare quella altrui peri propri comodi. Questa è l’idea di sviluppo di Fico e compagni.
Date le premesse, non stupisce la curiosità del senatore azzurro Maurizio Gasparri, che azzarda: «Il governatore del campo largo ci dica come ha campato in questi anni, chi gli ha pagato lo stipendio, che lavoro ha fatto da quando ha lasciato la Camera». Il sospetto è che, come spesso fanno altri partiti di quella che M5S ha sempre definito “casta”, gli sia stato assegnato qualche incarico dal gruppo parlamentare. Chi sa parli; magari faccia chiarezza lo stesso candidato, sempre tanto interessato ai redditi altrui.
In città si dice che l’aspirante presidente abbia l’aspetto da centro sociale ma sia di famiglia benestante, visti i natali al Vomero. Di certo, il candidato ha avuto una collaboratrice domestica a Napoli che la trasmissione tv Le Iene lo ha accusato di pagare in nero. Lui ha smentito ma un articolo di Giornalettismo, ripreso dal Secolo d’Italia, ha riportato che un tribunale gli avrebbe dato torto, confermato la tesi della trasmissione di Mediaset. Altra vicenda spiacevole è quella del suo gozzo, «non di lusso, come invece detto», precisa lui, che articoli de Il Giornale e de La Repubblica hanno riferito sarebbe stato ormeggiato abusivamente più di una volta presso il porto militare di Nisida. Una storia sollevata da Fratelli d’Italia, che si è divertita a rimarcare la distanza tra il Fico anti-casta che si faceva fotografare sull’autobus per andare a Montecitorio nel primo giorno da presidente e quello da diporto, diventato «da irreprensibile custode della moralità pubblica a emblema della legalità a geometria variabile».
Dulcis in fundo, gli impresentabili delle liste che Fico aveva promesso sarebbero state più pulite delle lenzuola fresche di bucato. Li ha segnalati all’Antimafia Pino Bicchielli, parlamentare di Forza Italia di origini salernitane. Il caso più eclatante è quello di Mauro Scarpitti, esponente della lista di Mastella, che ha pubblicato sui social una sua foto con l’amico Sabino Di Micco, soprannominato Caf (acronimo di centro di assistenza fiscale), finito in carcere un anno fa e oggi a processo per voto di scambio politico-mafioso. Ebbene, Scarpitti si presenta in lista con nome e cognome e l’aggiunta “detto Caf”, come a dire che votare lui è come votare Di Micco.
Una dicitura che pare un pas par tout elettorale, visto che anche la candidata dei verdi, Giusy De Micco, sorella di Sabino, si era presentata in lista con il famigerato “detta Caf”. Poi ci sono i candidati indagati “A testa alta”, per De Luca senior: il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, Carmine Nocerino e il fedelissimo dello sceriffo Luca Cascone. L’altro suo pretoriano indagato, Franco Picarone, nei guai per questioni di sanità, lo sceriffo invece l’ha piazzato al Pd. Infine c’è Rosella Casillo, figlia di un ex consigliere regionale e sposata con il nipote di un boss mafioso latitante per 31 anni.