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I compagni riverniciati

di Mario Sechidomenica 16 novembre 2025
I compagni riverniciati

2' di lettura

Tra una settimana si vota in Puglia e in Campania e, al di là del risultato finale, c’è un dato di cui il centrodestra dovrà fare tesoro: da qui alle elezioni nazionali del 2027 la sinistra alzerà i decibel e il volume della spesa pubblica nelle Regioni rosse. Elly Schlein e Giuseppe Conte finanzieranno il loro ciclo elettorale con i soldi che il Mezzogiorno non ha. Questo gioco allo sfascio contabile è la diretta conseguenza della bancarotta culturale dell’opposizione. Non puoi prendere sul serio chi perde la testa per un vecchio slogan da comizio («chi non salta è un comunista») e lo trasforma in un attentato alla democrazia da parte dei «fascistelli».

Questa è la cifra dell’opposizione dall’inizio della legislatura e non cambierà, perché il progetto del disavanzo economico è figlio del deficit culturale. In Occidente i totem del comunismo non sono caduti con il crollo del Muro di Berlino nel 1989, sono stati spostati e camuffati in altri dogmi per continuare la lotta di classe in altra forma e con lo stesso obiettivo.

La campagna elettorale in Campania e in Puglia è un eccezionale esempio di trasformismo di cui il candidato Roberto Fico è il nulla che dice tutto. Quando Achille Occhetto intervistato da Repubblica afferma con disinvoltura che «la buona politica dovrebbe rieducare il popolo, fuorviato dallo slogan “meno tasse per tutti”», cade la maschera, il volto di ieri è quello di oggi, la bandiera rossa è sostituita dai colori newyorkesi di Zohran Mamdani e dal tocco di frusta «melenchoniste» della sinistra francese. Voilà, il comunismo riverniciato. «Rieducare» il popolo è la formula del nemico della società liberale, enuncia il suo programma pedagogico, la sua idea di democrazia. Si chiama regime.