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L'autogol pro-pal e i goffi tentativi di negare l'errore

E dopo il giorno delle guance rosse, dei silenzi e degli imbarazzi, venne quello delle minacce di querela. I partiti della sinistra italiana sembrano aver coordinato una linea difensiva sul caso di Mohammad Hannoun
di Lorenzo Mottolamartedì 30 dicembre 2025
L'autogol pro-pal e i goffi tentativi di negare l'errore

3' di lettura

E dopo il giorno delle guance rosse, dei silenzi e degli imbarazzi, venne quello delle minacce di querela. I partiti della sinistra italiana sembrano aver coordinato una linea difensiva sul caso di Mohammad Hannoun. E in sostanza la tesi è che si è trattato solo di una serie incredibile di coincidenze. È quindi assolutamente casuale se Silvia Salis, Giuseppe Sala e Stefano Lo Russo si sono ritrovati a una manifestazione con l’arrestato. Non ci sono ragioni particolari se nel tempo Davide Tripiedi e Marco Bella (entrambi M5S), Matteo Orfini (Pd), Stefano Fassina (allora Sinistra italiana) e prima Marco Furfaro (Pd) lo hanno incontrato ad altri eventi. Un’incredibile fatalità ha portato Nicola Fratoianni, Laura Boldrini e Manlio Di Stefano a parlare con lui o a mettersi in posa per delle foto. Per non parlare di Alessandro Di Battista e della deputata Stefania Ascari, che lo aiutavano a raccogliere fondi.
 

IL PUNTO
Il problema principale di questa linea difensiva è che, oltre al far ridere i polli, non arriva al vero nodo della questione. È in effetti credibile che - come dice - la Salis non sapesse neanche della presenza di Hannoun quando ha partecipato a una manifestazione con lui a Genova, ma il problema è perché ci è finita, ovvero il mostruoso errore politico commesso da Pd, Avs e Cinquestelle. La sinistra, tutta, si è fatta prendere da una sorta di bulimia. Sul caso Gaza sembrava che si potesse “mangiare”, ovvero qualcuno sperava di usare la guerra come grimaldello contro gli avversari al governo. C’è stato un momento in cui nell’opinione pubblica tirava un forte vento anti-israeliano e nonostante ciò il centrodestra ha mantenuto le sue posizioni, in particolare sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Così, ritenendo di aver trovato una vena per far male alla maggioranza, l’opposizione ha finito per avvicinarsi troppo al movimentismo pro-Pal, dimenticando l’abisso che si cela dietro quel mondo e forse anche le ragioni per cui è iniziato tutto – il 7 ottobre. Un boomerang che ora gli è finito dritto sui denti, come già si era capito dopo l’assalto alle stazioni da parte dei bravi ragazzi con la kefiah.
Per poi arrivare alle indagini di questi giorni.
 

CHI L’HA VISTO?
Boldrini, Fratoianni e gli altri oggi dicono che sostanzialmente non avevano idea di chi fosse Hannoun quando lo hanno incontrato. Il che rappresenta solo in parte un’attenuante: possibile che nessuno tra le “menti” che seguono gli eventi di Pd, Avs e M5S avesse notato che il palestinese veniva accostato ad Hamas dai report di intelligence (tutto pubblicato da Libero) dal 2023, era stato messo all’indice come fiancheggiatore dei terroristi dagli americani dal 2024 e da qualche mese era stato colpito da un Daspo nella città di Milano per le sue affermazioni orrende su Israele? Girava parlando di legge del taglione e discutendo della morte dei collaborazionisti israeliani, per non parlare dei suoi cortei, dove si inneggiava apertamente ad Hamas, con tanto di vignettine per celebrare come eroi gli assassini del 7 ottobre. Dell’associazione di costui Alessandro Di Battista pubblicava l’iban per invitare a donare. La deputata Stefania Ascari faceva video per aiutarlo. E tanti altri non provavano imbarazzo a farsi fotografare con lui. A prescindere da come finirà l’inchiesta, un fatto resta: nessuno aveva la minima certezza di dove finissero i soldi che raccoglieva Hannoun. Si fidavano ciecamente. Contro ogni logica.