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Maroni : direttissima e pene severe

Il piano del Viminale contro gli scontri: fermi preventivi e daspo per i cortei. Il ministro, che oggi riferisce in Senato, d'accordo con Di Pietro

Lucia Esposito
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Nel delirio del post-manifestazione, mentre Roma conta i danni dello sfascio e la polizia è a caccia dei Black Bloc, capita che Antonio Di Pietro lanci anatemi contro i distruttori, invochi leggi speciali e trovi il plauso del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che a sua volta annuncia il pugno duro contro gli sfascisti. Tonino e Bobo (che oggi riferirà in Senato sugli scontri), almeno su questo, sono d'accordo: serve una legge Reale bis. Non ci sta il vicepresidente del Csm, Michele Vietti: «Sono assolutamente contrario a legiferare sull'onda dell'emotività legata ai fatti di cronaca». Insorge  il resto della sinistra che bolla come «ridicola» l'uscita del leader dell'Idv. Maroni, però, fa sul serio: Daspo esteso alle manifestazioni di piazza, possibilità di arresto in flagranza differita per i criminali individuati grazie ai filmati, fermi preventivi. Sarà, appunto, una Reale bis, che oltre a contenere un giro di vite per fermare i teppisti, si accompagnerà a nuove misure per gestire l'ordine pubblico, come i Nuclei mobili di agenti per stanare subito i black bloc nei cortei pacifici. Alcuni provvedimenti saranno inseriti in un decreto ad hoc. Allertato, oltre al Viminale, anche il ministero della Difesa di Ignazio La Russa. Il  sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha vietato per un mese i cortei in centro, compreso il sit-in della Fiom. Ci vuole la linea dura dichiara il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi: servono cariche a cavallo, la polizia deve menare. Perché «quando si passa il segno ci vuole la repressione. E i violenti vadano dentro». Maroni, a caldo, aveva lanciato l'appello «all'unità tra forze politiche e istituzioni», il capo dell'Idv ha deciso di farlo suo e rilanciarlo: «A stato di emergenza si risponde con soluzioni d'emergenza. Serve una legge Reale 2, alias legge Di Pietro». Tonino come Oronzo Reale, dal nome del ministro della Giustizia che nel '75, mentre il Paese era insanguinato dagli Anni di Piombo, propose di dare più poteri e immunità alle forze dell'ordine, legittimando l'uso delle armi da parte della polizia nei confronti dei facinorosi. Non solo. All'articolo 5 la legge vieta di prendere parte a manifestazioni «facendo uso di caschi protettivi o con il volto del tutto o in parte coperto» da passamontagna, cappucci, maschere antigas. Pena l'arresto da uno a due anni e ammenda fino a 2mila euro. Dunque l'Idv rispolvera le manette, com'è nella migliore tradizione del partito dell'ex pm, incassa gli apprezzamenti di parte del centrodestra, però trova gli alleati di Pd e Sel totalmente contrari, idem Verdi e Prc. Eppure, Di Pietro, Vendola e Bersani solo un mese fa, alla festa di Vasto, hanno battezzato il Nuovo Ulivo, che sarà pure nuovo ma ha i soliti vecchi problemi: concordia zero, avanti in ordine sparso.  Per il Pd non servono tanto nuove leggi, ma risposte dal governo. «Prima di pensare a provvedimenti speciali, converrà valutare perché non siano state utilizzate bene quelle esistenti», hanno dichiarato Emanuele Fiano e Andrea Orlando. «Siamo d'accordo a colpire chi commette atti di violenza ma senza mai sospendere le garanzie costituzionali», ha ammonito Rosy Bindi. Con l'Idv, poi, non sono d'accordo nemmeno sulla strategia per affrontare le urne. Bersani vuole una bozza di programma stringato per impedire l'epilogo dell'Unione, Di Pietro invece punta, come Vendola e Arturo Parisi, sulle primarie di autunno per il candidato premier ed è già partito in quarta per la campagna elettorale. Al punto che tra i democratici, specie i cattolici, cova l'idea di scaricare Idv e Sel per aprire al Terzo Polo. Però sull'ipotesi di una legge Reale bis i vendoliani non seguono l'Idv. Vendola stoppa qualunque tentativo “accademico” sul tema. Paolo Cento, ex Verde oggi Sel, suggerisce di dotare le forze dell'ordine di strumenti più adeguati, a cominciare dalla benzina delle volanti. Paolo Ferrero parla di «sciocchezza» di Di Pietro. Critico anche Angelo Bonelli dei Verdi. Tonino fa spallucce e agita le acque: «La mia campagna per le primarie sarà impostata proprio sulla dicotomia con la Lega. Punto sull'elettorato leghista». di Brunella Bolloli

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