Amministratori condominio, da contabili a building manager
Milano, 16 feb. (Labitalia) - "Da contabili a building manager". Claudio Bianchini, presidente della sezione lombarda dell'Anaci, associazione nazionale che raggruppa oltre 8.000 amministratori immobiliari professionisti presenti in tutta Italia, ognuno dei quali gestisce fra le 50 e le 100 unità condominiali, riassume così, con Labitalia, l'evoluzione della professione di amministratore di condominio. Che oggi non si limita più a rendicontare le spese e riscuotere morosità o a dirimere litigi in assemblea, ma gestisce gli stabili con lo stesso approccio di un amministratore delegato di un'azienda, con in più la sensibilità di chi si deve occupare del nido in cui vivono intere famiglie. "Una volta -spiega Bianchini, che amministra condomini da oltre 40 anni- questa lavoro veniva svolto nel tempo libero, era un dopo-lavoro. E fino a qualche anno fa, sul totale degli amministratori in attività, solo il 30% era professionista". Oggi, però, le cose sono cambiate, osserva Bianchini: "Con la riforma del condominio promossa con la legge n.220 del 2012, la professione di amministratore si fregia infatti di un nuovo ruolo manageriale, che richiede grande competenza e preparazione tecnica legate alla manutenzione e amministrazione di un edificio. Un professionista a tutti gli effetti, figura chiave nell'affiancare i condomini verso le scelte legate al proprio bene immobiliare, il building manager appunto". L'attenzione degli amministratori 2.0 si appunta soprattutto sulle tematiche ambientali. "Al 1° posto tra le nostre priorità -spiega Bianchini- c'è la sostenibilità energetica degli edifici. Con le emergenze smog che si vivono nelle città e con la nuova consapevolezza verso la propria salute e quella di chi ci circonda, il nostro obiettivo è portare gli edifici verso la fascia di classi energetiche più elevata. E per fare questo occorre conoscere la materia e attivare quanto necessario perchè gli impianti siano sempre più efficienti". Per questo, la legge che ha riformato la professione ha previsto anche una formazione obbligatoria, "anche se Anaci -sottolinea Bianchini- ha anticipato il legislatore di 40 anni, perchè ha sempre fatto formazione per i suoi associati". Oggi "chiunque voglia intraprendere questa attività -spiega il presidente Anaci Lombardia- deve innanzitutto essere in possesso di un diploma di scuola media superiore e sostenere un corso di formazione di 72 ore con relativo esame; inoltre, deve obbligatoriamente tenersi aggiornato frequentando annualmente corsi di aggiornamento di non meno di 15 ore, sempre seguito da specifici esami da sostenersi alla fine di ogni corso”. "Quello che adesso noi vorremmo -spiega Bianchini- è che si creasse anche una cultura scolastica e che, almeno nelle scuole tecniche, venissero inseriti nei programmi degli elementi dell'amministrazione del condominio. Una cosa è certa: negli ultimi tempi abbiamo visto avvicinarsi a questa professione molti, molti giovani che hanno trovato un'ottima opportunità di lavoro. E, per chi voglia avviarsi in questo campo, c'è ancora molto spazio per lavorare". Infatti, considerando l'ingente parco edilizio presente in Italia, che secondo gli ultimi censimenti consiste di circa 1 milione di condomini, si tratta di uno sbocco professionale ad alto potenziale, un'opportunità da cogliere soprattutto per i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro. Ma il building manager deve saper affrontare anche nuove sfide. "Con la riforma del condominio, il building manager è diventato un manager immobiliare, la figura di riferimento -spiega sempre Bianchini- attraverso cui i condomini effettuano scelte importanti per rendere l'immobile una struttura efficiente. Ma le competenze si estendono ben al di là dei confini del fisco, dell'urbanistica e della contabilità. Siamo chiamati a gestire i problemi dei nostri condomini anche sul piano sociale, psicologico ed economico, anticipando le esigenze di chi li abita perché la vita condominiale sia la più serena possibile”.