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Napoli: Laboccetta (PdL), D'Amato diventa dipietrista pur di attaccare Lettieri

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Politica

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Napoli, 26 apr. - (Adnkronos) - ''Vale la pena ricordare che Antonio D'Amato, al quale rinverdirei la memoria con una nutrita rassegna stampa, piu' volte ha tentato di entrare in politica esibendosi in una laboriosa trattativa che lo vide spesso questuare a Palazzo Grazioli. La sua memoria e' ancor piu' labile, perche', come riferirono i giornali dell'epoca, per l'elezione a presidente della Confindustria fu decisivo l'apporto di Fedele Confalonieri, su mandato di Berlusconi. La verita' e' che Antonio D'Amato e' da qualche tempo portatore di specifici interessi che lo intrecciano al centrosinistra campano che lo ha lautamente foraggiato''. Lo afferma Amedeo Laboccetta, deputato del Pdl e componente dell'ufficio di presidenza e della Commissione Antimafia. ''L'ex presidente di Confindustria Antonio D'Amato, che non ha mai avuto il coraggio di mettersi in discussione, di misurarsi cioe' con il consenso, ieri e' entrato a gamba tesa sul suo storico rivale Gianni Lettieri, ''reo'' di aver accettato la candidatura a sindaco propostagli da Berlusconi. D'Amato con spocchiosa saccenteria spara giudizi tranchant e stila le pagelle dei candidati a Napoli. Li promuove tutti, compreso De Magistris che e' stato un clamoroso fallimento da pm, tanto da meritarsi l'appellativo di mister flop, e identifica in Lettieri il male assoluto mutuando lo stile di Di Pietro quando aggredisce il premier Berlusconi e in questo modo fa sponda proprio con il candidato dipietrista'', continua il parlamentare. ''L'ex presidente di Confindustria appare come il Pierino della classe e con i suoi giudizi velenosi su Lettieri pone in evidenza tutto il lato rancoroso della sua personalita'. Uno cosi' non e' certamente piu' credibile. Oggi evidentemente ha deciso di sputare nel piatto che ne determino' il suo successo in Confindustria nella quale e' sostanzialmente un isolato. Per fortuna le sue bordate a Napoli fanno un po' di rumore ma non spostano consensi'' conclude Laboccetta.

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