Mafia: Foggia, in protezione boss coinvolti anche barbiere e maresciallo Esercito
Cronaca
Foggia, 22 mar. (Adnkronos) - Mafiosi, delinquenti comuni, parenti e incensurati fino al barbiere e al maresciallo dell'Esercito: tutti si sentivano coinvolti nel proteggere il boss latitante. Prima Antonio Li Bergolis e subito dopo la cattura di quest'ultimo, Giuseppe Pacilli che ne aveva preso il posto al vertice dell'aggregazione criminale. E' quello che hanno accertato gli inquirenti della Polizia di Stato e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari sui fiancheggiatori e favoreggiatori dei boss della mafia del Gargano fermati oggi a Manfredonia, Monte Sant'Angelo e Vieste, in provincia di Foggia. In particolare Pacilli, secondo la Dda, si e' potuto nascondere fino al maggio dell'anno scorso per oltre due anni grazie al fatto che un'intera comunita', quella di Monte Sant'Angelo, o ha preferito girare la testa dall'altra parte o ha preferito non vedere per paura. Di questa omerta' e complicita' sarebbe impregnato, ritengono gli inquirenti, l'intero territorio che abbraccia anche i comuni vicini come San Giovanni Rotondo e Manfredonia o piu' distanti come Vieste. Questa mentalita', scrive la Dda, ''per anni ha permesso all'organizzazione criminale di imporre la sua legge contro la legge dello Stato. Un territorio che, pero', negli ultimi anni ha visto il sorgere di movimenti giovanili, di sportelli anti-racket e di una nuova mentalita' all'insegna della legalita' che ha cominciato a scardinare metodi mafiosi consolidati ormai anche nella societa' e quindi un moto di ribellione. Anzi di 'Rinascimento', cosi' come e' stata chiamata l'operazione eseguita questa mattina''. (segue)