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La Gioconda "erano due"

Una era senza veli

Silvia Tironi
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Da un latoc'è la donna con un'espressione pensierosa e un leggero sorriso quasi enigmatico.Dall'altro c'è la donna senza veli, omaggio anch'essa a Venere. La Monna Lisa di Leonardo da Vinci eranodunque due. Una tesi, questa, degna del ‘Codice da Vinci' di Dan Brown. Anchese la prova, in questo caso, non c'è. Si tratta dell'ipotesi formulata da RenzoManetti - esperto di iconologia già autore di studi controversi sull'opera diLeonardo - nel saggio ‘Il velo della Gioconda. Leonardo segreto' (Polistampa).Secondo lo studioso all'enigmatico ritratto esposto al Louvre bisognerebbe affiancareuna seconda Gioconda (chiaro riferimento alla Monna Vanna del Salaino. Discepolodell'artista fiorentino) che Leonardo avrebbe dipinto con la precisa intenzionedi formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di una stessa divinità, ossiaVenere. Ildipinto, una donna nuda dalla cintola in su seduta su un balcone nella stessaposa di Monna Lisa, risalirebbe al "periodo romano", quando Leonardoera immerso nello studio della filosofia e delle dottrine esoteriche."Anche se il dipinto è andato perduto", spiega Manetti,"esistono almeno una decina tra riproduzioni e opere di analogo soggetto,eseguite da allievi e discepoli, che ci permettono di ricostruirel'originale".  Alla Gioconda Nudadel maestro di Vinci si sarebbe poi ispirato anche Raffaello, che nello stessoperiodo ritrasse due figure femminili assai simili tra loro, una coperta da unvelo, La Velata,l'altra seminuda, La fornarina. Tra queste, come tra le due Gioconde diLeonardo, esisterebbe un rapporto preciso: sarebbero rappresentazione delle dueVeneri della tradizione neoplatonica, quella "celeste" e quella"volgare", a loro volta simboli di due diversi aspetti dell'animaumana.

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