Pascoli, cento versi inediti
firmati dalla sorella Mariù
«OSogliano, il pensiero a te rivola,/ dove fiorì la nostra fanciulezza/ come unagrasta di viole al canto/ d'una finestra in un chiassuolo ignoto./ E rivedo ilcollegio dei solinghi/ claustri, dei corridoi silenziosi,/ tutto pur, nellapace alta, squillante/ di trilli al bosco e congetii sui tetti./ E di chefrascheggiar lieto di bimbe/ sonava a giorni; sopra tutti in questo!/». Èquesto l'incipit inedito di una poesia di GiovanniPascoli ritrovata tra le carte dell'Archivio di Stato di Massa. Autricedella scoperta è una maestra elementare, Antonia Cerboncini, responsabile delComitato Pascoliano Massese e socia dell'Accademia Pascoliana di San Mauro. La poesia,dedicata a Caterina Boari, la maestra delle sorelle del poeta all'istitutodelle suore agostiniane di Sogliano (Forlì), fu scritta, come rivela unarticolo pubblicato oggi dal ‘Quotidiano Nazionale', da Pascoli che volle però fosseattribuita alla sorella Mariù. Lunga ben cento versi, la lirica si intitola ‘XXVIIIagosto', in ricordo del giorno in cui Caterina Boari prese il velo di suoraagostiana. AntoniaCerboncini ha ritrovato il testo ignoto in un pieghevole stampato presso la Tipografia massese diVincenzo Menzione recante la data dell'agosto 1886. Vi figura la scritta: «Allamaestra, la quale nel collegio dove già vivemmo di lei gioconde scolare prendel'abito delle Agostiniane, rifugiandosi in asilo di vera pace e Tempio di verasapienza, offriamo noi Ida e Maria Pascoli». Secondo Cerboncini, appareevidente dalla lettura «lo stile inconfondibile del poeta, in particolarequello stile 'impressionistico del Pascoli massese, quando sperimentava, sulsuo personalisasimo 'pentagrammà, quella tessitura timbrica che è imperniatasugli accenti di tutte le parole e in quella modulazione che rallenta ildiscorso determinando uno spazio di risonanza, una sospensione che ne prolungail suono e il messaggio in un alone di memoria e nostalgia». Ma qualiriscontri oggettivi sono stati trovati per affermare con certezza che si trattadi un'opera di Pascoli? La risposta, spiega Antonia Cerboncini, si trova nellibro «Lungo la vita di Giovanni Pascoli» che raccoglie le memorie dellasorella Mariù. A pagina 255 si legge: «Voglio rendere a Giovannino una poesiafatta ora da lui e da lui attribuita a me. Si faceva monaca nel nostro conventola giovane maestra che ci aveva insegnato. Volevamo offrirle qualche verso e ciraccomandammo a Giovannino che ci facesse qualcosa. Ma egli disse che primaprovassi io, che cominciassi almeno. Ma io non fui capace di buttar giù nulla.Allora egli s'impietosì, mi domandò notizie degli usi, dei costumi, dellecerimonie e di altro del convento e prese la penna, scrisse la poesiasottoscrivendola M.P. e la fece stampare a Massa nella Tipografia V. Menzione».La scoperta fatta da Cerboncini è stata già segnalata sia all'AccademiaPascoliana di San Mauro che al Conservatorio dei Beni Pascolaniani diCastelvecchio. Durante la ricerca nell'Archivio di Stato di Massa sono tornatealla luce anche due poesie inedite di Mariù Pascoli: una dedicata al fratello el'altra a Massa, la città nella quale il poeta visse e insegnò dal 1884 al 1887.