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Bonito Oliva, il teschio di Hirst a Firenze "una scelta vetrinista"

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Il critico d'arte contro il sindaco "rottamatore" Matteo Renzi

Andrea Tempestini
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Dal 26 novembre Palazzo Vecchio a Firenze ospiterà il teschio di Damien Hirst, l'opera tempestata di dimanti che divenne leggendaria quando, per la prima volta, fu esposta nel 2007. Ma l'arrivo di "For the good of God" (questo il nome scelto dall'artista inglese) ha provocato la reazione Achille Bonito Oliva, storico dell'arte dalla polemica facile. L'esposizione del teschio è "una scelta vetrinistica frutto di un cinismo bottegaio", questo lo sferzante giudizio di Bonito Oliva. Il critico auspica infatti un'interazione tra arte antica e contemporanea, che però "eviti colpe ad effetto, come presentare un teschio con i brillanti approfittando della cornice", ovvero lo studiolo di Francesco I. Secondo il critico questo atteggiamento "diseduca l'opinione pubblica, che invece potrebbe essere accompagnata verso la degustazione dell'arte contemporante". Ma la critica di Bonito Oliva è anche politica, perché, ha affermato, "in una città dove si promette rottamazione politica" (il riferimento è al sindaco "rottamatore" del Pd, Matteo Renzi) con l'esposizione del teschio "si fa una scelta adolescenziale". "Si prende un oggettino e lo si colloca in bella vista". Nulla più, quindi, nulla che abbia a che fare con l'arte e il suo significato. "Fa specie", ha concluso, "che un'amministrazione di sinistra non abbia la capacità di sviluppare un progetto educativo dove si possa rintracciare una proposta quantitativa adeguata, e non una tantum".  

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