I paladini del liberismo
sovvenzionano il Manifesto
L'Istituto Bruno Leoni è una fornace di idee quasi sconosciuta in Italia. A riconoscerne il marchio sono in pochi, magari gli addetti ai lavori in materia di politica, economia, diritto e cultura. Da un mese non è solo il primo think tank (serbatoio di idee) del nostro Paese, ma anche una casa editrice che ha lanciato sul mercato libri che non tradiscono la sua spina dorsale liberale e liberista. E così è giunto il momento di farsi pubblicità, di farsi conoscere. Ci si poteva attendere una massiccia campagna di marketing, ma l'Italia non è l'America, dove i think tank sono una realtà assodata e così ecco che il lettore comunista del Manifesto, sfogliando il caro quotidiano, oggi si è imbattuto in ultima pagina in qualcosa di strano: una pubblicità del liberale – liberista Istituto Bruno Leoni di Torino. “Cercaci in libreria. Potremmo essere una sorpresa”, si legge nel lungo manifesto che si apre con una sfida: “La passione per le idee, il gusto del dibattito intellettuale, non sono patrimonio di un'unica parte. Conoscere il proprio nemico non serve solo per vincere la guerra”. Certo che farsi pubblicità sul Manifesto, altro che urlo di battaglia… All'interno del pensatoio la scelta è giustificata così: non abbiamo alle spalle un Partito repubblicano come negli Stati Uniti, l'Italia forse non sa nemmeno cosa sia un think tank, quindi giochiamola sulla provocazione. Chiamala provocazione! Lo storico quotidiano comunista, nulla di più lontano dalle idee di libero mercato sposate dall'IBL, per chi non lo sapesse da tempo ha lanciato la campagna “Fateci uscire!”, un invito ai fedele compagni perché contribuiscano con versamenti e offerte a favore della testata, in affanno di fronte alla crisi economica e ai conti in rosso. Il libero mercato, stando alle regole, vorrebbe che il giornale andasse incontro al proprio destino come accadrebbe per qualsiasi azienda o società. Eppure oggi i paladini del libero mercato gli hanno fatto un bel regalo, economicamente parlando.