Cerca
Cerca
+

Sanità lombarda a una svoltala sfida è ‘gestire' le cronicità

La sede Pfizer di Milano

Istituzioni sanitarie pubbliche e protagonisti della ricerca chiamati a collaborare per realizzare un cambiamento di paradigma a garanzia di continuità assistenziale dei pazienti cronici'

Maria Rita Montebelli
  • a
  • a
  • a

La più grande sfida che affronta oggi il Servizio Sanitario Nazionale, fiore all'occhiello del welfare italiano, è la gestione del malato cronico. Secondo stime ormai consolidate solo in Lombardia risiedono circa 3,3 milioni di pazienti cronici (430 mila nella sola città di Milano) e sul totale di 18 milioni di euro di spesa pubblica sanitaria totale, ben il 70 per cento è destinato alla cura e prevenzione di diabete, malattie cardiovascolari, neurologiche, oncologiche o delle disabilità a vari livelli ad esse correlate. La riforma in atto in Regione Lombardia mira a coinvolgere tutti i soggetti coinvolti nella cura e prevenzione delle cronicità e a farne co-protagonisti del cambiamento insieme ai pazienti. Contributo fondamentale alla promozione della salute è dato nel nostro paese dal settore farmaceutico, alleato da sempre del Servizio Sanitario Nazionale per la realizzazione dei suoi compiti istituzionali. Per questo l'assessore al welfare lombardo Giulio Gallera ha visitato ieri la sede Pfizer di Milano dove Andrea Vigorita, Senior Director Health & Value and Corporate Affairs di Pfizer Italia ha presentato le attività su cui si focalizza il sito milanese: farmacovigilanza, funzione regolatoria strategica globale in oncologia, sviluppo clinico e statistico nello stesso comparto, qualità, sviluppo tecnico e funzione commerciale sulla linea Consumer Healthcare. Il gruppo, con 3 mila dipendenti e tre siti produttivi in Italia (Ascoli Piceno, Aprilia e Catania), nella sede milanese gestisce le domande di autorizzazione per l'immissione in commercio per farmaci oncologici, presentate all'Agenzia Europea del Farmaco (EMA). E' il caso, ad esempio, di molecole come Sunitinib, autorizzata tra l'altro per il trattamento del carcinoma renale metastatico, di Bosutinib, per la leucemia mieloide cronica dell'adulto e di Palbociclib per il carcinoma mammario avanzato HR+/HER2-. Molte delle patologie contro le quali si rivolge il nutrito portfolio di molecole sviluppate da Pfizer sono di tipo cronico. L'Italia è al secondo posto per produzione di farmaci in UE (che ha superato i 30 miliardi nel 2016) dopo la Germania, e in particolare la Lombardia è trainante per il rilancio della competitività industriale: con 28 mila addetti farmaceutici e 18 mila nell'indotto detiene il primato europeo. Ciò si traduce in importanti investimenti in ricerca che nel medio-lungo periodo portano beneficio all'intero sistema. “Le sfide che la Regione Lombardia si trova ad affrontare, così come più in generale il Servizio Sanitario Nazionale -ha sottolineato Vigorita - possono diventare un'opportunità per stabilire un nuovo modello di collaborazione per una crescita comune all'insegna dell'eccellenza e dell'innovazione. Riteniamo in questo senso di poter dare un contributo fattivo alla sostenibilità del Servizio Sanitario attraverso idee, progetti e competenze”. Il nuovo modello di sanità pubblica è quasi realtà e nelle prossime settimane i 3 milioni e 300 mila malati cronici lombardi si vedranno recapitare a domicilio una lettera in cui saranno indicati i soggetti che si sono candidati a diventare ‘gestori' della loro patologia tra quelli disponibili in prossimità. Il paziente comunicherà la sua scelta e non dovrà più preoccuparsi di prenotare visite ed esami, con un notevole risparmio di tempo e un sollievo del carico assistenziale delle famiglie. Il 'gestore' sarà il nuovo responsabile del percorso terapeutico del paziente cronico, che stipulerà con lui un ‘Patto di Servizio' e al quale sarà assegnato un Piano Assistenziale Individuale (PAI) personalizzato e basato sui bisogni legati alla sua patologia. Il PAI è un documento di sintesi del programma annuale di diagnosi e cura, attraverso il quale il medico responsabile della presa in carico documenta la tipologia e cronologia degli interventi diagnostico-terapeutici necessari alla persona sulla base del quadro clinico. L'attuale Servizio sanitario è progettato per trattare la fase acuta della patologia, essendo centrato sugli ospedali e il Pronto Soccorso. Il modello ospedale-centrico si rivela totalmente inadeguato a far fronte alle sfide epidemiologiche poste dall'invecchiamento della popolazione e dalla conseguente prevalenza delle cronicità, che obbliga le istituzioni sanitarie a darsi obiettivi di efficienza, continuità assistenziale e adeguatezza nell'erogazione delle risorse. Il prossimo recapito della lettera-invito alla scelta del gestore ai cittadini lombardi cronici è una tappa di un processo cominciato con la classificazione della popolazione in base a 65 gruppi-patologia e con la stratificazione in base a cinque livelli di complessità che implicano bisogni assistenziali differenti. Si parte da un quinto livello di cronicità solo potenziale per arrivare a un primo livello di malattia cronica in presenza di comorbilità (più patologie insieme) e necessità di ricovero. La stratificazione è stata comunicata alle nuove Agenzie di Tutela della Salute (ATS) emanazioni territoriali dell'amministrazione regionale con funzioni di sanità pubblica. Le Agenzie, che negoziano e acquistano le prestazioni sanitarie e sociosanitarie dalle strutture accreditate pubbliche o private hanno predisposto negli scorsi mesi i bandi per raccogliere le candidature al ruolo di gestore. Quest'ultimo può essere un medico di medicina generale o una struttura di cura pubblica o convenzionata. I risultati delle candidature sono stati pubblicati il 5 ottobre scorso e hanno rilevato sul territorio lombardo l'adesione del 48 per cento dei medici di medicina generale al ruolo di gestore (se facente parte di una cooperativa di medici) o co-gestore (se operante in un ambulatorio singolo). La riforma prevede che, anche dopo la presa in carico del paziente cronico da parte del gestore, cui spetta la predisposizione del PAI, la ATS si faccia garante della sua attuazione e del flusso informativo sulla salute del paziente che ne deriva. L'intento è quello di superare la frammentarietà nella cura del paziente cronico grazie a una maggiore comunicazione tra i soggetti operanti sul territorio. (MARTINA BOSSI)

Dai blog