Multidisciplinari e social:eccoli, i medici 'millennial'
Presentata la prima indagine in Italia condotta da Havas Life con Ipsos e con il supporto incondizionato di Sanofi, sui medici millennial e la loro visione del futuro del mondo della salute
Nuove evidenze, nuove tecnologie, nuovi pazienti, nuovi metodi di finanziamento della salute e nuovi mezzi di comunicazione. Al cuore delle profonde trasformazioni che il mondo della salute vive e continuerà a vivere nei prossimi venti anni, c'è la generazione dei medici millennial, una categoria di professionisti che porta in ambito medico tutto il potenziale di cambiamento e adattabilità tipici della loro generazione, allargando i confini e sfidando le convenzioni del settore. Nell'ambito del progetto 'Generation Now-Italian Edition' è stata presentata in occasione di un evento #MeetSanofi, la prima indagine in Italia dedicata ai millennial della salute, ideata e sviluppata da Havas Life con il partner Ipsos e realizzata con il supporto incondizionato di Sanofi. La ricerca ha coinvolto un campione di 152 medici con età media di 31 anni, di cui il 61 per cento specializzandi e il 39 per cento già specializzati con buona distribuzione tra le varie specializzazioni mediche, con lo scopo di identificare attitudini e comportamenti che possano avere un impatto sullo sviluppo della medicina del futuro. “I medici millennial sono una generazione che non sta ferma, caratterizzata da individui nomadi, non stanziali e altamente connessi. Proprio per questo motivo possiamo definirli come i medici di 'ora', non come quelli di oggi - spiega Carola Salvato, chief executive officer di Havas Life Milan - Sono in grado di sfruttare appieno tutta la potenza del mondo digitale e, come tipico della loro generazione, di affrontare con agio i cambiamenti e di approcciarsi con positività a nuove idee e opportunità. I medici millennial hanno, quindi, buone probabilità di intraprendere carriere diversificate, dove la pratica medica si combina con lo sviluppo tecnologico e l'attività imprenditoriale”. L'approccio alla professione dei medici millennial, il rapporto con le nuove tecnologie per svolgere al meglio il proprio lavoro e la loro visione della relazione e interazione tra tutti gli interlocutori del settore della salute offrono spunti interessanti anche per le aziende farmaceutiche, affinché modifichino ancora di più la propria offerta di servizi e di strumenti per rispondere alle sfide di salute presenti e future. “Comprendere la rivoluzione digitale in atto, con tutte le sue possibili applicazioni in ambito salute, rappresenta una sfida importante per tutti i player del settore, aziende e organizzazioni - dichiara Laura Bruno, direttore risorse umane di Sanofi Italia - I dati presentati confermano che stiamo andando nella giusta direzione con il nostro impegno a fare rete, anche tramite i social media, con la community dei medici del futuro e con tutti i protagonisti dell'ecosistema della salute. E ci incoraggiano ad andare avanti, nell'ottica di una digital health cha amplifica le possibilità di comunicazione e di scambio di esperienze per migliorare percorsi diagnostici, aderenza alle terapie e qualità di vita dei pazienti”. Chi sono i medici millennial e perché sono iper-connessi. Quella dei medici nati negli anni ottanta e diventati maggiorenni nel nuovo millennio è una generazione iper-connessa, che comprende il digitale e reagisce efficacemente alle sue molteplici evoluzioni e incarnazioni. L'84 per cento dei rispondenti passa quotidianamente più di un'ora su internet per motivi personali. Naviga prevalentemente attraverso device mobili: il 100 per cento dichiara di fare uso di smartphone, il 90 per cento di un computer portatile, il 70 per cento di tablet, e solo il 41 per cento di computer fisso. I medici millennial sono anche molto presenti sui social media: soltanto il 7 per cento degli intervistati dichiara di non avere alcun profilo social. Facebook è il social network più utilizzato (82 per cento), mentre solo il 41 per cento utilizza Instagram, in leggera controtendenza rispetto alla maggior parte dei loro coetanei. Solo il 37 per cento, infine, utilizza LinkedIn, non avendo spesso ancora maturato piena consapevolezza delle dinamiche del mondo del lavoro. Le nuove tecnologie: aggiornamento continuo e più accesso alle informazioni. Iper-connessi e proiettati verso il futuro: cosa significa, dalla loro prospettiva, essere medici in un mondo in cui la medicina, la scienza, la società sono in continua ed estremamente rapida trasformazione? Per i giovani camici bianchi l'informazione deve essere veloce, sintetica e 'sexy'. A contraddistinguerli è un utilizzo sempre più pervasivo delle nuove tecnologie, che implica la possibilità di un aggiornamento continuo, una sempre maggiore possibilità di accesso alle informazioni, di confronto e condivisione. Soltanto il 16 per cento del campione evidenzia, nell'auto-rappresentarsi, aspetti negativi nel proprio profilo di medico 2.0. Tra questi, la maggiore complessità dell'attività medica – tra eccessiva burocrazia, de-personalizzazione del rapporto medico-paziente, medicina difensiva e minore fiducia del paziente verso il medico – viene citata dal 13 per cento degli intervistati, mentre la maggiore incertezza sul proprio futuro solo dal 7 per cento. Cosa pensano delle trasformazioni nei prossimi 15 anni? Secondo loro, il futuro del mondo della salute sarà sempre più guidato dalle evidenze scientifiche (74 per cento) ma integrato al progresso della tecnologia (81 per cento): per la quasi totalità degli intervistati sarà molto importante tenersi aggiornati sugli sviluppi tecnologici e le decisioni di trattamento saranno guidate in maniera sempre crescente dai dati scientifici. La tecnologia, per la quasi totalità dei medici millennial, avrà un ruolo di facilitatore e semplificatore, un alleato nella pratica clinica a vantaggio della presa in carico multidisciplinare del paziente, con un miglioramento delle possibilità di monitoraggio dei dati clinici e l'agevolazione della compliance del paziente. Si andrà sempre di più verso strategie di cura personalizzate in base alle caratteristiche biologiche e di espressione delle patologie di ogni singolo paziente; il 74 per cento pensa, infatti, che l'analisi genetico-molecolare avrà un peso importante nel futuro. La trasformazione della relazione medico-paziente. I millennial non hanno dubbi: la tecnologia giocherà un ruolo chiave nell'influenzare la relazione medico-paziente. Soltanto il 25 per cento pensa, infatti, che il più facile accesso alle informazioni non avrà conseguenze su questa relazione. Tuttavia, i cambiamenti tecnologici non estingueranno il tempo dedicato al dialogo: per la maggior parte dei millennial (76 per cento), soprattutto tra chi non è ancora specializzato (83 per cento), prevale la convinzione che la tecnologia avrà un effetto migliorativo sul rapporto medico-paziente. Dare ai pazienti la possibilità di avere accesso con continuità e ovunque si trovino a contenuti e servizi dedicati porterà a renderli anche degli interlocutori più consapevoli, trasformando il rapporto medico-paziente all'insegna di una migliore interazione. Contenimento della spesa sanitaria e ruolo delle aziende farmaceutiche. La sfida della sostenibilità si conferma tra i bisogni primari della sanità del futuro, con un forte senso di responsabilità ad essa connesso. Per 9 intervistati su 10, il medico di base rappresenterà uno snodo centrale per limitare gli accessi alle strutture ospedaliere e la spesa per la prevenzione aumenterà in un'ottica di risparmio nel lungo periodo. Per 8 su 10, inoltre, la necessità di contenimento della spesa sanitaria renderà necessario un uso sempre più mirato delle terapie più innovative e indurrà, d'altra parte, le aziende farmaceutiche a dare un contributo importante, offrendo servizi di supporto alle strutture sanitarie. In questo contesto, ci si attende anche un'evoluzione del ruolo delle aziende farmaceutiche, per le quali la quasi totalità dei medici millennial ritiene di restare l'interlocutore privilegiato, attraverso un'interazione sempre più multicanale (98 per cento) e la partecipazione sempre più spesso a eventi da remoto (99 per cento). (FABRIZIA MASELLI)