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Malattia renale cronica per 2,2 milioni di italiani

Uno studio della Società italiana di nefrologia registra la prevalenza di questa patologia al 7 per cento, in progressivo e costante aumento. 'Scacco al rene in tre mosse' il programma per un mondo senza dialisi

Maria Rita Montebelli
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La Malattia renale cronica (Mrc) è un paradosso: sarebbe una patologia semplice da prevenire, facile da diagnosticare ma secondo gli ultimi dati di prevalenza sta diventando un problema di salute pubblica di dimensioni preoccupanti. Secondo uno studio recente della Società Italiana di Nefrologia (Sin), infatti, la prevalenza di Mrc è pari al 7 per cento nella popolazione italiana, ma è in progressivo e costante aumento, soprattutto perché raggiunge valori ancora più elevati, fino al 50 per cento, in presenza di diabete, ipertensione arteriosa, obesità e dislipidemia. “La Mrc – dichiara il professor Loreto Gesualdo, presidente Sin – è una condizione di alterata funzione renale che persiste da oltre 3 mesi ed è classificata in cinque stadi di crescente gravità, dove il 5° stadio corrisponde alla dialisi o al trapianto di rene. I reni sono i ‘filtri' del nostro organismo e come dei lavoratori instancabili sono impegnati 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 a depurarci dalle sostanze tossiche in gran parte derivanti dall'alimentazione. Tra le funzioni dei reni, vale la pena ricordarne alcune per chiarire come questi organi siano di fondamentale importanza per la nostra salute. I reni sono: controllori dell'equilibrio idrosalino, cioè regolano la quantità di acqua e sali contenuta nel nostro organismo, sono i produttori dell'eritropoietina, un ormone che determina la produzione dei globuli rossi, e della renina, un enzima che interviene nel controllo della pressione e, infine, interviene nel processo di attivazione della Vitamina D che regola il metabolismo osseo”. “La Malattia Renale – dichiara Stefano Bianchi, segretario della Sin – rappresenta un problema rilevante, in primis per l'impatto che questa patologia può avere sulla qualità della vita familiare e lavorativa delle persone, in secondo luogo per la complessità organizzativa della terapia nella sua fase terminale ed infine per i costi sociali conseguenti al suo trattamento. Si stima infatti che le risorse destinate dal Ssn per la cura solo della fase terminale della malattia, dialisi e trapianto renale, si avvicini al 2 per cento della spesa sanitaria totale (2-2.5 miliardi di euro)”. Scacco al rene: prevenzione, diagnosi precoce e cultura del dono. Prevenire la Mrc significa lavorare per aumentare la consapevolezza che gli stili di vita adeguati possano rappresentare la migliore strategia per prevenire le condizioni maggiormente responsabili del danno renale. Oltre alla prevenzione, è fondamentale un approccio alla patologia che privilegi la diagnosi precoce. Dal momento che la maggior parte delle malattie renali sono ‘silenti', cioè senza alcuna sintomatologia clinica rilevante, per la maggior parte della loro storia clinica e talvolta fino agli stadi di malattia più avanzati, la diagnosi di Mrc non può attendere la comparsa di sintomi ma deve essere ricercata da parte dei medici. Attendere che un paziente con malattia renale si presenti al medico significa quasi sempre diagnosticarla in fase tardiva, perdendo molte possibilità di un'adeguata ed efficace terapia. Ricercare una malattia renale quando questa è ancora in una fase precoce significa invece avere moltissime possibilità di intervenire per arrestarne o almeno rallentarne la progressione verso gli stadi più evoluti. “L'approccio più corretto – dichiara Giuliano Brunori, presidente Eletto Sin – è quindi quello non di ‘attendere' in ospedale ma di andare a ‘cercare' nella popolazione generale e soprattutto nei soggetti a rischio. Per evidenziare la presenza di una Mrc e definire il suo stadio è sufficiente eseguire due semplici test: un esame urine per verificare la presenza di albumina ed un semplice esame ematico, la creatininemia, con successiva stima, attraverso una formula matematica, del valore della filtrazione glomerulare, principale parametro indicativo del funzionamento dei reni. Questi due esami, poco costosi, di semplice esecuzione ed eseguibili in qualsiasi contesto clinico, permettono una rapida stadiazione della Mrc e quindi un tempestivo intervento terapeutico che comprenda un approccio farmacologico e nutrizionale, oltre alla modifica di stili di vita. La prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie renali rappresentano due degli obiettivi prioritari della Sin perché un giorno possa realizzarsi il sogno di tutti i nefrologi: un mondo senza dialisi”. Trapianti di rene aumento del 10 per cento nel 2017. La Sin promuove la cultura del dono ed il progetto ‘Una scelta in comune'. Il trapianto renale è un intervento che rappresenta il trattamento preferenziale per i pazienti affetti da Mrc negli ultimi stadi di malattia, perché in grado di restituire una normale funzionalità renale e permettere alla maggior parte dei pazienti il ritorno a una vita normale. Secondo gli ultimi report relativi al 2016 ed al 2017 in Italia è cresciuto più del 10 per cento il numero di trapianti effettuati, fotografando quindi un trend positivo che ha registrato un totale di 2072 trapianti nel 2016 e arrivando a 2244 trapianti nel 2017. “Questi dati – commenta il professor Gesualdo – sono indicativi del duplice sforzo fatto dalla Sin in collaborazione con il Centro nazionale trapianti sia per potenziare il trapianto da vivente e il trapianto preemptive da cadavere sia per sensibilizzare le persone a credere in maniera consapevole al valore del dono come atto d'amore in grado di produrre una reazione a catena di vite salvate. A questo proposito desidero lanciare un appello affinché si parli sempre di più del progetto ‘Una scelta in comune' che offre la possibilità a tutti i cittadini di esprimere un consenso volontario al dono degli organi, semplicemente recandosi in comune presso gli uffici delle anagrafi, per fare o per rinnovare la carta d'identità elettronica”.   59° Congresso Nazionale SIN, alcuni highlight. ‘L'arte della cura tra sapere scientifico e visione antropologica' è il titolo del congresso appena conclusosi. “Il nostro obiettivo, in linea con il titolo scelto è stato quello di non parlare solo di patologia dell'organo, ma soprattutto di persona malata, del suo ‘mal-essere' – spiega Filippo Aucella, responsabile scientifico del congresso – La tecnologia non deve allontanare il medico dal paziente, ma deve essere un aiuto per amplificare il ‘sentire'. In una società avanzata un'organizzazione scientifica deve sia promuovere la ricerca, ma anche coniugarsi con le esigenze e le sensibilità della popolazione a cui si rivolge per costruire un rapporto umano e di fiducia. È per questo motivo che il congresso nazionale ha voluto promuovere l'arte della cura, riscoprendo i motivi profondi del perché di arte si tratti, rinnovando i contenuti scientifici, ma chiedendosi sempre anche a chi si rivolge con le sue cure: ovvero le persone. In quest'ottica ritengo sia importante segnalare l'iniziativa del ‘Villaggio pazienti', che ha visto riunite le principali associazioni dei pazienti con patologie renali per creare una discussione e un confronto aperto con i clinici, e la sessione di apertura del congresso che ha permesso di fare il punto sullo stato delle malattie renali nei paesi in via di sviluppo”. Mrc nei paesi in via di sviluppo. In Africa meno dell'1 per cento delle persone colpite ha accesso a cure adeguate per le patologie renali. Secondo un'indagine pubblicata sulla rivista scientifica Jama si stima che ben il 10 per cento della popolazione mondiale sia affetta da Mrc, con nove malati su dieci che non sanno di essere malate. Per questo motivo, la Sin ha voluto una sessione speciale del congresso dedicata a raccogliere sia le esperienze personali dei nefrologi direttamente coinvolti nei progetti di cooperazione internazionale, sia la voce di chi in quei paesi vive la propria vita combattendo per un futuro migliore. Considerato infatti che meno dell'1 per cento delle popolazioni del terzo mondo, affetta da malattie renali gode di cure adeguate, la Sin ha avviato un processo di ricognizione delle esperienze personali dei nefrologi italiani, che operano principalmente in Africa e Centro America. Tale iniziativa ha l'obiettivo di coordinare gli interventi già attivi e l'ambizione di estendere in futuro l'attività anche ad altre nazioni del terzo mondo, dove sia necessaria la presenza di competenze nefrologiche sia per la prevenzione e cura delle patologie renali sia per l'insediamento di centri di dialisi, di dialisi peritoneali o di trapianto. Tra le principali attività internazionali della Sin si ricordano: i centri dialisi di Bamako in Mali, Tamalé in Ghana, Madrugada in Guinea Bissau, l'esperienza in Costa D'Avorio, ed i progetti di formazione nefrologica in Uganda, in Togo e Nicaragua, in Centro America. (EUGENIA SERMONTI)

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