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Attenzione ai trojan, i virus che trasformano gli smartphone in microspie

Matteo Legnani
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Si chiamano Trojan e sono dei virus che vegono inviati tramite messaggi all'apparenza innocui di posta elettronica. Una volta che il destinatario vlicca sul messaggio di posta "portatore", il virus si installa nello smartphone, trasformandolo in una diavoleria che funziona come una microspia, una videocamera, un rilevatore gps. La cosa bella(per modo di dire) è che il destinatario del virus è all'oscuro di tutto, mentre il mittente può di fatto attivargli lo smartphone per fare foto o ascoltare conversazioni quando più gli garba o quando ne ha bisogno. L'applicazione ha trovato ampio uso, negli ultimi anni, da parte delle forze dell'ordine per intercettare conversazioni di persone pedinate senza necessariamente seguirle ovunque o installare apparecchiature d'ascolto. Ma anche da parte di poliziotti privati, impegnati magari nello scoprire relazioni extraconiugali e darne prova ai rispettivi clienti. Ad esempio, il sistema è stato utilizzato per l'inchiesta su camorra e appalti in Campania, dove il Samsung Galaxy S4G dell'imprenditore Guglielmo La Regina grazie a uno di questi trojan è stato trasformato in una potente microspia in grado di registrare tutte le sue conversazioni ambientali (cioè non telefoniche). I trojan funzionano anche a smartphone spento, per cui l'unico modo per non farsi ascoltare mentre si chiacchiera è quello di lasciare fisicamente lontano il telefono. Oppure, come sembra stiano facendo sempre più politici, vip e criminali, tornare ai vecchi cellulari pre-smartphone, tipo i Nikia, i Motorola, gli Ericsson di qualche anno fa, considerati più sicuri perchè lì i trojan non attecchiscono.

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