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Claudio Francesco Russo: "La chirurgia? Oggi è senza trasfusioni di sangue"

Cristina Agostini
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Il progresso della "medicina senza sangue" si sta diffondendo in tutto il mondo, anche nel nostro paese. Un percorso che interessa l' intera comunità dei pazienti, non solo i testimoni di Geova. Sempre più medici apprezzano le strategie alternative alle emotrasfusioni. Ne parliamo con il Dr. Claudio Francesco Russo, Primario di Cardiochirurgia al Centro De Gasperis del Niguarda di Milano che vanta una vastissima esperienza nel trattamento di patologie sia acquisite dell' adulto che congenite. Il Niguarda è uno dei primi ospedali in Italia per volumi e complessità di cura. Quest' anno celebrerà il suo 80° compleanno, essendo stato inaugurato il 10 ottobre del 1939. Dr. Russo come definirebbe la sua chirurgia? A quale scuola fa riferimento? «Ho fatto esperienza presso la divisione di cardiochirurgia del Toronto General Hospital in Canada e per alcuni periodi di aggiornamento presso alcune delle più prestigiose istituzioni internazionali, fra cui le divisioni di Cardiochirurgia dell' Ospedale La Timone di Marsiglia, dell' Ospedale London Chest di Londra e del Methodist Hospital di Houston, Texas. Durante questi soggiorni ho avuto l' opportunità di migliorare significativamente il già vasto bagaglio professionale acquisito alla scuola del "De Gasperis", introducendo tecniche innovative per i pazienti più complessi. Ho avuto la fortuna, e l' onore, di percorrere tutte le tappe della mia carriera in questo centro, che oggi dirigo, e nel quale eseguo, con la mia equipe, circa mille interventi cardiochirurgici annui, per tutte le patologie cardiovascolari, anche le più complesse, con ottimi risultati, perfettamente allineati con quelli delle migliori scuole mondiali». Nel corso degli anni avete dato spazio ad interventi chirurgici senza uso del sangue. Perché? «Fatta la premessa che, con opportune motivazioni e preparazione, ogni centro cardiochirurgico può oggi essere teoricamente in grado di mettere a punto un iter procedurale per una chirurgia senza trasfusioni, da noi da tempo si è consolidata l' idea del rispetto del paziente nella sua globalità, con una chirurgia "su misura" non solo in termini tecnici ma anche rispettosa delle scelte del paziente, che tenga conto delle sue aspettative e dei suoi principi; un approccio sempre condiviso in maniera chiara con il paziente ed i suoi familiari. Per questo abbiamo intrapreso un rapporto di collaborazione con la comunità dei Testimoni di Geova. All' inizio di questa esperienza, insieme con i colleghi Rianimatori, eravamo tutti consci del fatto che il team stava facendosi carico di una responsabilità molto maggiore rispetto a quella che fino a quel momento era stata la nostra routine: la cardiochirurgia senza possibilità di trasfondere era infatti dai più considerata inaccettabile ed impossibile. Questo, in realtà, non ha rappresentato per noi un deterrente, ma piuttosto uno stimolo a studiare l' argomento e ad elaborare un metodo specifico. Siamo così riusciti a mettere a punto un protocollo di preparazione del paziente all' intervento e di gestione intraperatoria che ci permette di operare davvero "senza sangue", rispettando la volontà del paziente ed evitando, al tempo stesso, i rischi connessi con la trasfusione». La chirurgia senza sangue è utile solo per i Testimoni di Geova? «Grazie a questo nostro approccio, e con l' aumentare dell' esperienza e della confidenza del team, siamo oggi in grado, di eseguire ogni tipo di intervento cardiochirurgico senza trasfusioni: bypass, sostituzioni valvolari multiple, riparazioni valvolari, aneurismi aortici, trattamenti transcatetere (TAVI, endoprotesi vascolari, ecc). La vasta esperienza maturata anche nell' ambito della chirurgia mininvasiva, riducendo il trauma chirurgico, ci permette sempre più di contenere l' entità delle perdite ematiche intraoperatorie, azzerando in molti casi la necessità di trasfusione. L' esperienza acquisita ci ha consentito di affrontare interventi sempre più complessi, fino al recente caso di un paziente con grave aneurisma dell' arco aortico, che in altri centri era stato giudicato inoperabile senza consenso alla trasfusione, che è stato da noi trattato in totale assenza di trasfusione e con rapida dimissione del paziente. Abbiamo così acquisito una cultura ed una capacità, prima inesistenti, che ci ha permesso di estendere questo approccio anche agli altri pazienti non Testimoni di Geova, riducendo significativamente il ricorso alle trasfusioni con i rischi ed i costi correlati. Evitiamo oggi il più possibile l' uso del sangue, per tutti i pazienti, anche in interventi complessi. In questo senso, il cammino iniziato per la chirurgia nei Testimoni di Geova è stato virtuoso perché ha migliorato il nostro modo di operare per tutti i pazienti. Tutto ciò può essere considerato un ulteriore passo nello sviluppo della medicina, rendendo più facilmente attuabile la "chirurgia senza sangue", che solo fino a poco tempo fa sarebbe stato giudicato folle ed impossibile». di Steno Sari

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