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Una settimana senza cellulare e senza social. Cosa succede alla tua mente e al tuo corpo

Cristina Agostini
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Altro che "Trova iPhone" o "localizzazione": l'unica possibilità di essere rintracciati - se vi va di sfiga - è una qualsiasi telecamera pubblica che immortala la reazione del vostro dito medio quando un collega racconta che il capo vi sta cercando disperatamente anche se non è orario di lavoro. Della ricezione, poi, chissenefrega, perché al massimo ciò che vi può "prendere" sono due tacche di malinconia scoprendo che le vecchie, care, cabine telefoniche ormai non esistono più da nessuna parte e nemmeno il bar più trash e scassato di provincia ha qualcosa che somigli a un apparecchio fisso. E il Wifi? Fanc*** lui, come fanc*** il bluetooth, i post, i tag, la nuvoletta i-Cloud e tutte le diavolerie di questo mondo tecnologico. Sì, amici, benvenuti - anzi bentornati - nel passato: una settimana senza Internet, Social, Whatsapp, Playstation, Netflix e cellulari (solo il telefono fisso di casa e quello dell'ufficio) per vivere stile Anni Ottanta e - come cantava Jannacci qualche tempo prima (1968) - «vedere di nascosto l'effetto che fa».  L' esperimento è più sociale che social e lo capisci dagli sguardi strampalati di chi ti sta di fronte quando annunci il nobile intento. L'incredulo balbetta («Ma sei serio?»), la Millennial sgrana gli occhioni e sorride («Non ce la farai mai»), lo stressato taglia corto («Tu non sei mica a posto»), il romantico sogna («È il mio grande desiderio!»), il burlone sfotte («Troppo giustoooo, chissà quante sfittinzie cuccherai ») e l'apprensivo ti lascia indirizzi, recapiti, numeri di telefono in cui chiamarlo a qualsiasi ora per eventuali emergenze. Manco gli avessi detto che stai per andare in guerra o sulla Luna, o addirittura in guerra sulla Luna... Certo, per iniziare ci vuole una certa organizzazione. Regola numero uno: preparare - proprio come ai tempi - una sorta di agendina con i contatti delle persone più importanti scritti a penna (vi accorgerete che ormai non conoscete più nessun numero a memoria). La scelta non è semplice e bisogna essere strategici: un errore potrebbe costare un appuntamento di lavoro, una cena galante, una partita a tennis. Perché - questo deve essere chiaro - la seconda regola da rispettare è essere drastici. Dal momento in cui staccate con il cellulare è fondamentale non avere più a portata di mano il maledetto strumento di tortura, nemmeno se è spento. Vi accorgerete che si stravolge tutto (all'inizio ogni volta che vi vestite per uscire avrete la sensazione di aver dimenticato qualcosa), a partire dalla postura. La testa si alza, lo sguardo diventa più profondo e pure la vista ci guadagna. E poi, non da poco, addio torcicollo e cervicale. Però tenete duro e non sgarrate, altrimenti finisce come quando ci si mette a dieta: bravi a pranzo e cena e poi, di notte, si sbrana il frigo. La vita, poco a poco, cambierà in varie fasi. All'inizio si è travolti dall'adrenalina e dall'euforia: non ci si sente controllati, si gode la libertà con spensieratezza, senza vincoli né obblighi. Ben presto, però, tutto questo si trasforma in angoscia e depressione. Solitudine. Noia. Perché nessuno vi chiama, nessuno vi scrive, non riuscite a mandare messaggi e, nelle pause tra una faccenda e l'altra, non potete nemmeno giocare a Candy Crush o girovagare in rete (a proposito, scoprirete presto quanto sia utile non poter andare immediatamente su Google quando vi sfugge qualcosa: l'attesa vi farà scervellare ma alla fine, trovate le risposte, memorizzerete tutto senza fatica). Dunque adrenalina iniziale e poi depressione, ma niente paura. Poche ore e ci si abitua. Anzi, si prende gusto perché la terza fase è la più affascinante. Quella della serenità, del relax: capite che stare senza cellulare non è un problema vostro, ma degli altri (se hanno bisogno di voi devono organizzarsi: il caso più geniale è l'amico che chiama al telefono di chi è con voi e chiede di parlarvi), vi abituate a cambiare i tempi di ogni cosa, non sentite più l'obbligo di correre per qualsiasi banalità, i ritmi della vita si dilatano meravigliosamente e puff, l'ansia se ne va. Così inizierete a guardarvi intorno e osservare gli altri, leggerete, gusterete i dettagli. E parlerete tanto, più del solito. Con chi incontrate per caso e con chi vi è vicino, scoprendo che quel tale che vedevate ogni sera al bar, tutto sommato, non è antipatico come avete sempre pensato e quella tizia carina ma apparentemente stupida sa anche dire cose sensate. Già, l'altro sesso. Non potere approcciarvi con messaggini, social e tecnologie, ma non è un dramma: si conquista lo stesso (d'altronde negli Anni Ottanta si "trombava" come e forse più di oggi, no?). Vedrete, raccontare del vostro esperimento attira più che avere un cane al guinzaglio: le donne si incuriosiscono, si intrigano e poi, per sentirsi uniche, provano in tutti i modi a farvi vacillare e cedere invogliandovi ad andare a vedere cosa vi hanno scritto... Ovviamente la vita da "isolati" non è facile e qualche disavventura capita sempre. Incomprensioni, tempo buttato per andare ad appuntamenti organizzati giorni prima ai quali gli altri non si presentano o arrivano con ritardi inaccettabili (e quindi ve ne tornate a casa), colleghi che vi odiano perché devono gestire anche il vostro lavoro, il timore che un familiare abbia un' emergenza. Ma non si può avere tutto e la vita degli Anni Ottanta era pure questo. A proposito, come per magia nella settimana dell' esperimento tutto sembra riportarvi proprio in quel periodo: vi invitano a una festa con musica revival e strani tipi vestiti da Paninaro, accendete la tv e trovate il film "Il tempo delle mele", il mondo celebra il trentennale della caduta del Muro di Berlino e la nazionale di calcio vince divertendo. Poi, il rientro alla normalità. Che va fatto con moderazione. Quando riattiverete la connessione a internet il cellulare impazzirà e Whatsapp avrà più di 200 messaggi non letti, molti dei quali di insulti o di persone offese per non avere ricevuto risposta. Che palle, che stress. Ma tranquilli, voi non sarete più quelli di prima e ogni volta che avrete bisogno del telefonino dovrete cercarlo ovunque perché sarà magicamente tornato un semplice oggetto. E non più il prolungamento della mano. di Alessandro Dell'Orto

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