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AstraZeneca, Massimo Galli e lo stop ai vaccini: "Ricordo con orrore il 2014. Le conseguenze possono essere nefaste"

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"Un danno importante di immagine e di comprensibilità delle cose". Lo stop ai vaccini di AstraZeneca deciso dall'Aifa, in via "temporanea e precauzionale", inquieta Massimo Galli. Il professore di malattie infettive dell'Università statale di Milano e direttore della clinica di malattie infettive dell'Ospedale Sacco, in collegamento con CorriereTv, punta il dito direttamente su Bruxelles e le sue agenzie, a cominciare dall'Ema: "Talvolta i guai sembrano provocati dall'Europa stessa. L'effetto domino delle sospensioni attuate ieri poteva essere diversamente valutato, queste decisioni potevano essere evitate questa è la mia irrilevante opinione ma sono timoroso delle conseguenze". 


C'è un precedente che lascia temere il peggio: "Ricordo con orrore il 2014, anno in cui venne ritirato un lotto di vaccino anti-influenzale che poi si è rivelato assolutamente non correlato agli eventi che gli erano stati imputati. Questa cosa ha avuto un impatto del 6%, sei punti secchi in meno nelle vaccinazioni contro l'influenza. Da uno scarso 54% si passò a uno scarsissimo 48%, il minimo storico. E ovviamente questo comportò anche un bel po' di decessi in più legati direttamente o indirettamente all'influenza nell'inverno successivo. Determinate lezioni andrebbero imparate quando si decide per un supposto principio di precauzione non fondato sui dati reali di mettere in pericolo determinati provvedimenti. Poi non ci si può lamentare se le conseguenze saranno nefaste". 


Il mondo dei virologi si è dimostrato compatto nel difendere non tanto il vaccino di AstraZeneca, ma nel principio per cui non si può compromettere l'intera campagna vaccinale prima ancora che l'Agenzia europea del farmaco abbia accertato se esiste o meno un nesso causale tra la somministrazione del siero anglo-svedese e i casi di morti per trombosi verificatisi in Germania e altri paesi europei, tra cui l'Italia, su soggetti vaccinati pochi giorni prima. "Qui c'è una comunicazione che pagheremo a caro prezzo", ammoniva a Quarta repubblica il professor Massimo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del San Martino di Genova e spesso in passato contrapposto al "pessimista" Galli. "Pagheremo per tanto tempo questa settimana. La decisione presa oggi è più di pancia che di testa". 

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