L’eco del pensiero di Albert Einstein risuona con forza nel nostro presente, segnato dall’avanzata dell’intelligenza artificiale e dalle impellenti sfide ambientali. Il saggio “Sono parte dell’infinito” di Kieran Fox (Egea), uscito il mese scorso nel giorno del 70esimo anniversario della morte di Einstein, nell’offrire un’esplorazione dettagliata della dimensione mistica del celebre scienziato, ci sprona a una riflessione cruciale: siamo intellettualmente attrezzati per affrontare il mondo che stiamo plasmando? La risposta è un invito urgente al rinnovamento. Il neuroscienziato evidenzia una discrepanza tra la rapidità dei cambiamenti esterni e la lentezza con cui evolvono i nostri schemi mentali. La vera sfida risiede nella nostra capacità di abbracciare una flessibilità cognitiva che ci permetta di navigare l’incertezza con consapevolezza e intelligenza adattiva, allenando la mente a muoversi con flessibilità dentro scenari mutevoli.
Einstein lo aveva intuito. «Nessun problema può essere risolto con la stessa coscienza che l’ha generato», diceva. Oggi, quella lezione è più urgente che mai. Non basta studiare di più: serve pensare diversamente. Non è sufficiente accumulare conoscenza; è fondamentale ripensare radicalmente le nostre categorie mentali. Questo processo implica umiltà intellettuale, accettare la fluidità del reale e la necessità di un apprendimento continuo e trasformativo. Nel suo libro, Fox articola un percorso che include una “flessibilità cognitiva” dinamica, per sostituire le certezze con domande e allenarsi a cambiare idea senza tradire i principi. Occorre anche un’“intelligenza ecologica” che riconosca un ecosistema dove tutto è connesso e una “Meditazione 2.0” come strumento di potenziamento interiore e di resilienza. Centrale in questa visione è la necessità di superare dicotomie obsolete, in particolare quella tra scienza e spiritualità.
Il vero rischio è l’irrigidimento del pensiero, che ci rende inadatti a interpretare e gestire le sfide future. Oggi siamo sommersi da informazioni ma poveri di intelligenza strutturale. Sappiamo tutto e capiamo poco, per questo dovremmo sviluppare la capacità di abbandonare l’idolatria del passato e intraprendere un autentico rinnovamento intellettuale. Einstein era convinto che una forza meravigliosa fosse intessuta in tutte le cose, e questo aspetto del sacro influenzò ogni aspetto della sua esistenza. Pur ancorato alla fisica classica, fu capace di superarne i confini ricordandoci l’importanza di una visione integrata, in cui la ricerca della verità scientifica si accompagna a una profonda riflessione etica e spirituale. Un invito a cogliere spunti per capire il nostro bisogno di trovare il senso più profondo dell’esistenza, affrontando il presente e il futuro con una mente aperta e curiosa. In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, la lezione di Albert Einstein rappresenta una sorta di rivoluzione interiore, capace di tenere insieme logica e intuizione, ragione e ambiente, cervello e cuore per non dimenticare l’importanza della meraviglia, della contemplazione e della connessione con l’infinito.