Evviva la Co2 che ci dà il pane: cosa dice la scienza

Arrivata l’estate, si riparla di “riscaldamento globale” e sui media domina l’allarmismo apocalittico di Greta Thunberg anziché ciò che spiegano gli esperti
di Antonio Soccisabato 12 luglio 2025
Evviva la Co2 che ci dà il pane: cosa dice la scienza
3' di lettura

Arrivata l’estate, si riparla di “riscaldamento globale” e, come ripete il professor Franco Prodi, sui media domina l’allarmismo apocalittico di Greta Thunberg anziché ciò che dicono gli scienziati. Venti specialisti (fra cui lo stesso Prodi) spiegano come stanno le cose nei saggi del volume Dialoghi sul clima. Tra emergenza e conoscenza (Rubbettino) curato dal professor Alberto Prestininzi del Clintel (Climate Intelligence Foundation che ha pubblicato la Dichiarazione Mondiale sul Clima con oltre mille scienziati e professionisti di fama internazionale), con il patrocinio del Centro di Ricerca «Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici e Ambientali» (Università Sapienza di Roma).

In apertura del libro Guus Berkhout, Professore Emerito di Geofisica (Delft University of Technology), membro della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences e presidente di Clintel afferma: «sempre più politiche non si basano sulla realtà, ma su sogni politici. I modelli basati sull’ideologia determinano sempre più ciò che “deve accadere”. Gli esempi più noti sono la politica climatica e la politica energetica. Con questo sviluppo irrazionale, stiamo ricadendo nel mondo pre-illuminista di credenze alle superstizioni».

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NEMICO DA ABBATTERE
Berkhout per esempio si chiede: «L’ideologia delle basse emissioni di carbonio è davvero una benedizione per la natura e la società, come siamo costretti a credere?» Lo scienziato fa notare che la CO2 (anidride carbonica) «è l’elemento costitutivo della vita sulla Terra». È razionale che sia così demonizzato? Alcuni saggi del volume, di altri autori, approfondiscono il tema della CO2 che l’ideologia dominante e il Green Deal della UE considerano il nemico da abbattere.

Colgo qua e là queste importanti notizie: «l’aumento di CO2 rispetto alla fase preindustriale ha finora portato ad un aumento del 20-40% della produzione agricola mondiale annua»; inoltre «la più elevata disponibilità di CO2 sta dando luogo ad un arretramento generalizzato dei deserti e a un rinverdimento del pianeta». Cioè: la CO2 è una benedizione. D’altra parte la natura ha in sé i meccanismi che mantengono l’equilibrio: «il ricorso all’agricoltura per stabilizzare i livelli atmosferici di CO2» si legge ancora nel volume «è una prospettiva concreta e in tal senso occorre rammentare che la vegetazione terrestre assorbe ogni anno circa 198 Gigatonnellate di CO2 e che di queste circa 1/3 sono già oggi assorbite dai vegetali coltivati».

Conclusione: «ammesso e non concesso che l’incremento dei livelli atmosferici di CO2 sia un fattore climaticamente distruttivo, una risposta razionale al fenomeno potrebbe consistere nel rafforzare il ruolo dell’agricoltura come sistema per il governo del ciclo del carbonio, il che conferma in sostanza le considerazioni del fisico Freeman Dyson secondo il quale per arrestare la crescita della CO2 in atmosfera occorrerebbe solo far crescere la biomassa, riducendo il problema della CO2 al rango di problema di gestione agricolo-forestale del territorio».

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Detto questo il nesso fra CO2 e riscaldamento attuale non è dimostrato. Il volume per esempio pubblica un grafico che «mostra i dati tratti dalle carote di ghiaccio prelevate in Groenlandia (Progetto Epica Dome C ice core) dai quali non emerge alcuna relazione tra i periodi caldi e la presenza di CO2 in atmosfera. Al contrario, si evince che nel cosiddetto Ottimo Olocenico, di 7-8 k anni fa, i valori della CO2, presente in atmosfera, erano inferiori a quelli rilevati nel corso della piccola era glaciale».

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