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Cucina, il meglio del cibo italiano? Ecco... in che nazione si trova

di Tiziana Lapelosa domenica 25 dicembre 2022

3' di lettura

Due Stelle Michelin, una assegnata nel 2019, l'anno di apertura, la seconda l'anno successivo. E adesso il podio più alto, quello come migliore ristorante italiano nel mondo. Siamo a Shanghai, ma è un po' come stare a Bergamo, perché è da qui che è partita la storia del ristorante Da Vittorio, che proprio in Cina si è aperto al mondo fuori dai confini europei senza sbagliare, è il caso di dire, una sola portata. Merito della famiglia Cerea e, nel caso cinese, dell'Executive Chef Stefano Bacchelli se l'altra sera, al Teatro San Babila di Milano la giuria del Gran Galà della Cucina Italiana ha incoronato il Da Vittorio Shanghai.

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SEGRETI

Cosa avrà di tanto speciale questo raffinato luogo nel Bund, l'area che meglio rappresenta il passato e il presente della città cinese e che s' affaccia al distretto finanziario più importante al mondo? Semplice: con 14 tavoli per 40 posti a sedere, 4 sale da pranzo private collegate tra loro, una sala banchetti, una cantina con 700 etichette da tutto il mondo e una vista sul futuro, qui la famiglia Cerea ha esportato quel che sa fare meglio: cucinare, il pesce in particolare, e servire in atmosfera che va oltre l'eleganza. Qualità che Vittorio Cerea, che nel 1966 ha aperto il suo primo ristorante con la moglie Bruna a Bergamo. Lei, che oggi continua ad accogliere gli ospiti e a prendere le comande facendo da collante a figli, cinque, generi, nuore e nipoti, se ne era innamorata bevendo cioccolate calde nel suo bar quando la sera usciva dal cinema. E per conquistarlo, si era fatta ben volere prima dalla madre inviandole cesti di ottima frutta e verdura dal negozio che gestiva. Il matrimonio, nel 1963, il ristorante, nel 1966, la prima stella Michelin dodici anni dopo, e poi ancora un'altra (1996) e un'altra ancora nel 2010 quando il ristorante è già a Brusaporto (Bergamo) da cinque anni, Vittorio non c'è più, la gestione è passata in mano alla moglie e ai figli e al ristorante ci si può arrivare addirittura con l'elicottero (c'è tanto di pista) e con l'auto elettrica che viene ricaricata mentre si mangia.

PASSIONE

La passione per il cibo, poi, ha fatto il resto e col passare degli anni sono cresciuti anche i ristoranti: St.
Moritz (altre sue Stelle), Shanghai, appunto, Saigon a cui si sono uniti bistrot e hotel. Tutti con un comune denominatore: qualità ed eleganza, anche se non alla portata di tutti. Per un pranzo completo sia in Italia che all'estero si spende anche più di 300 euro. Il piatto più economico, nella frenetica Cina, sono i Paccheri alla Vittorio a circa 30 euro. Ma per un "Risotto alla parmigiana, pane, uva e tartufo bianco" ne servono quasi 150, così come per gli Scampi Nuova Zelanda con carciofi: poché, al barbecue e pannacotta". Soldi ben spesi, data l'altissima qualità del cibo e la professionalità di ogni singola persona che fa parte del mondo della famiglia Cerea che anni fa il Financial Times definì «one big happy family». Da Vittorio, insomma, niente è lasciato la caso.

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DALL'ALTRA PARTE DEL MONDO

Dalla Cina al Canada: è qui che si trova il Don Alfonso 1890, che con lo chef Daniele Corona è il secondo miglior ristorante italiano al mondo, seguito, a Tokyo, dal Gucci Osteria da Massimo Bottura, frutto della collaborazione tra la nota casa di moda e il pluristellato chef italiano che in Giappone si affida allo chef Antonio Iacoviello nominato "Miglior chef 2023 all'estero". E ritorna la famiglia Cerea, perché al quarto posto della classifica dei luoghi dove si mangia meglio c'è Il Carpaccio di Parigi, nato dall'incontro tra la famiglia bergamasca, Oliver Piras e Alessandra del Favero. A Davide Oldani, con il suo D'O di Cornaredo, la fascia di "miglior chef 2023 in Italia", a Gianluca Fusto la nomina a miglior pasticcere. Tra i tanti premi speciali assegnati dalla giuria, ci sono anche quelli per la migliore Pasticceria Contemporanea 2023 - Latteria Sorrentina Award che è stato assegnato a Pietro Macellaro Pasticceria Agricola Cilentana, a Piaggine, nel territorio che fa parte del Parco del Cilento-Vallo di Diano, in Campania. 

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