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Birra, addio: perché tra pochi anni il sapore verrà stravolto

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Gli effetti dovuti al cambiamento climatico si stanno facendo sentire in molti settori della filiera agroalimentare. Anche quelli più impensabili, come per esempio la birra. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian, il riscaldamento globale sta avendo conseguenze sulla qualità e la quantità dei luppoli prodotti, un ingrediente amaricante impiegato nella produzione della maggior parte delle birre. E, di conseguenza, potrebbero diventare più costose e avere un sapore diverso.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications da un gruppo di ricercatori provenienti dalla Repubblica Ceca, la produzione di luppolo in Europa subirà un calo tra il 4% e il 18% entro il 2050. Il crollo vertiginoso si verificherà se i coltivatori non metteranno in campo misure di adattamento a climi più caldi e secchi. Allo stesso tempo si ridurrà del 20-31% anche il contenuto di alfa acidi, i principali composti chimici responsabili del gusto amaro dato dal luppolo alla birra.

 

 

Secondo i ricercatori, i coltivatori di luppolo dovranno adottare delle contromisure per evitare che la produzione cali ancora a causa dell’aumento delle temperature e della frequenza dei periodi di intensa siccità. Esattamente come quello che, tra il 2022 e la primavera 2023, ha sconvolto l’Italia e altre zone dell’Europa. Per questo motivo alcuni produttori sono già corsi ai ripari: hanno infatti iniziato a spostare le coltivazioni a maggiori altitudini e in zone più piovose. Altri hanno dovuto implementare sistemi di irrigazione per colmare la mancanza prolungata di precipitazioni. “I coltivatori di luppolo – ha spiegato al Guardian Miroslav Trnka, uno degli autori dello studio – dovranno fare uno sforzo in più per assicurarsi di ottenere la stessa qualità di oggi”.

 

 

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