Dagospia risponde a Brunetta, Berlusconi non sarà più il "Banana"
Dagospia si arrende. L'arringa di Renato Brunetta ha ottenuto l'effetto sperato. Berlusconi non sarà più il "Banana". La ragione della scelta sta tutta nel gesto compiuto dal calciatore Dani Alves. D'ora in poi, nota il capogruppo alla Camera di Forza Italia, "l'iconografia antiberlusconiana deve riporre uno dei suoi simboli più antichi". Ormai, infatti, questo frutto è diventato il simbolo di qualcosa che "fa bene, è tutta salute e buona propaganda" (il riferimento è al gesto con cui il giocatore del Barcellona ha steso i tifosi razzisti, rendendo la banana un simbolo positivo). Parole quelle di Brunetta che, a quanto pare, hanno convinto la redazione di Dagospia, o meglio il "padre e padrone" di Dago, Roberto D'Agostino. Addio, quindi, a quell'appellativo dissacrante attribuito un'infinità di volte al Cav e, quando usato nella sua versione plurale (con l'aggiunta di una "s" alla fine della parola) ai suoi elettori. "E va bene, ci arrendiamo - si legge in un Dagoreport -. Ci avevano insegnato che la satira politica dev'essere cattiva, scorretta, spietata. Perfino di cattivo gusto, se serve. Basta che colpisca nel segno e che faccia ridere. Perché a quello serve. A scatenare quel senso del ridicolo che il potere teme più di ogni cosa. Ma che in realtà, come sapevano già i Romani, ha anche funzioni catartiche. Tanto è vero che da sempre i politici più abili accettano la satira. O quantomeno fingono di accettarla". Dunque, addio alla "banana". Certo, la rinuncia non è gratuita e l'ironica provocazione è dietro l'angolo: "Non rinunceremo a chiamarlo a Il pompetta fino a quando Seedorf non proclamerà al mondo intero che il sesso non ha età".