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Filippo Facci: "E' tornata Tangentopoli "

Eliana Giusto
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Ma che bell'autunno tiepido: sembra di essere tornati al 1992, quando gli arresti erano un festival e ogni regola veniva stravolta con gioia e soavità. Naturalmente non ci sogniamo nemmeno di entrare nel merito delle accuse rivolte al vicegovernatore della Lombardia Mario Mantovani (più altri sei, compresi un suo collaboratore e un ex assessore regionale leghista) anche perché dalle carte non si capisce niente, o quasi, ma contiamo che per gli inquirenti sia diverso. Se dovessimo affidarci a quanto scritto da agenzie di stampa come LaPresse - che di norma bada al succo - dovremmo infatti accontentarci di roba così: «Per il gip Stefania Pepe, Mantovani andava arrestato perché gli "interessi illeciti" suoi e "dei suoi familiari" e la "fittissima rete di relazioni che il politico vanta nel territorio di Arconate di cui è stato sindaco per oltre dieci anni (e non solo) che potrebbe essere efficacemente strumentalizzata dall' indagato sia al fine di perpetrare ulteriori illeciti che di porre in essere attività svolte ad inquinare le prove, altresì del perpetuarsi ad oggi - secondo le più recenti acquisizioni investigative - delle già accertate dinamiche delittuose"». Chiaro, no? Ma stiamo barando: avevano detto che non entravamo nel merito. Dunque, a proposito di manette e clima da revival, limitiamoci a notare che: 1) Mantovani è stato arrestato all' alba a casa sua, ma fuori c' erano già cronisti e fotografi ad attenderlo: l' hanno anche salutato. Significa che lo sapevano da almeno la sera prima. Bello, bravi, la gente deve sapere. 2) Secondo quanto riferisce il suo legale, l' arresto è di ieri mattina all' alba, appunto: ma la richiesta del pm risale al settembre 2014. Più di un anno per la convalida. E dopo più di un anno, beh, non c' era altra strada che scegliere proprio il giorno in cui Mantovani doveva aprire i lavori della «Giornata della Trasparenza» organizzata dalla Giunta e dal Consiglio regionale. Niente di strano che il presidente Roberto Maroni, che doveva intervenire, abbia cambiato programma. 3) E niente di strano che le manette abbiano eccitato i Cinque Stelle tipo il capogruppo Dario Violi, che col suo bell' accentone di Costa Volpino (Bergamo) si è presentato al convegno con una mezza cassa di arance da associarsi tipicamente alla galera di Mantovani: senza sapere tra l' altro - come pochi sanno - che in carcere le arance sono proibite, al pari di angurie e banane. Senza sapere, in realtà, nulla di quanto andava succedendo. Ma c' erano le telecamere. È bastato. 4) Quanto alla necessità dell' arresto («extrema ratio») passa la voglia di occuparsene, ormai. Mantovani non era più un assessore «pesante» da tempo, si era dimesso dall' assessorato alla Salute (fulcro dei presunti illeciti, da quanto inteso) ed era soltanto assessore ai Rapporti con l' Unione Europea, alla Programmazione comunitaria e alle Relazioni internazionali: poltrone più che altro di rappresentanza. Fa niente, l' arresto era necessario lo stesso. Anzi, le dimissioni a quanto pare lo hanno favorito. Pericoli di fuga? È un anno che si vocifera dell' arresto: e Mantovani - i cui interessi economici non si spostano dalla Lombardia - non si è mai mosso. Tuttavia le cariche pubbliche e imprenditoriali, nonché la lunga carriera politica di Mantovani, nell' ordine d' arresto vengono snocciolate come indizio sostanziale di pericolosità sociale: le carte del gip sembrano un approfondito curriculum. Non ci sono di mezzo mazzette, comunque: ci sono utilità personali accumulate in una vita da politico. Secondo l' accusa sono illecite, secondo la difesa no. Difficile cogliere la necessità di un arresto proprio ora. 5) L' arresto di Mantovani fa calare la tela sulla presunta «tregua per Expo» concessa dalla procura di Milano e considerata, più o meno da tutti, come qualcosa di assodato e soprattutto lecito: peccato che la Costituzione, nonché l' obbligatorietà dell' azione penale, non contemplino niente del genere. Fu vera tregua? L' invito alla moderazione causa Expo (palesemente benedetta da Governo, Quirinale, Confindustria, Csm e procura di Milano) ha inaugurato un' ambiguità da cui ora pare difficile districarsi. Siamo a ottobre: significa che la tregua è finita, visto che sta per chiudere anche Expo? Dunque la tregua c' era? Dunque l' azione penale può andare ufficialmente a velocità differenziata, come in realtà sappiamo benissimo che - da sempre, in Italia - possa andare non ufficialmente? Se l' arresto di Mantovani era stato richiesto più di un anno fa, significa che, senza la tregua Expo, l' avrebbero ingabbiato prima? Sono tutte domande cervellotiche e da giornalisti all' italiana: ma che il fantasma della tregua Expo purtroppo ora autorizza. Se davvero Expo ha congelato inchieste e manette, aver caldeggiato Expo potrebbe divenire un indizio di colpevolzza. Avvisati. di Filippo Facci

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