Roma, 30 ott. - (Adnkronos) - Dal 2004 al 2011 in Italia si è registrato un incremento esponenziale delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto: +74% (da 190 a 331). A detenere il primato negativo è il settore dell'energia: nel 2011, infatti, il 62,5% dele contestazioni rilevate riguardava un impianto energetico. Non sfuggono a questo trend neppure le fonti di energia rinnovabile: nel 2011, il 75% delle opposizioni registrate nel settore energetico si riferisce a impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici o a biomasse. Timori sull'impatto ambientale dell'infrastruttura, carenze procedurali ed effetti sulla salute sono all'origine di fenomeni di contestazione di carattere popolare (36%), politico (29%) o a carico di enti pubblici (23,6%). Lo rileva la VII edizione dell'Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, il database nazionale che dal 2004 offre una mappatura delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. L'Osservatorio traccia il quadro di un Paese diviso tra l'urgenza di dotarsi di infrastrutture competitive e la difficoltà di confrontarsi con iter autorizzativi complessi, assenza di meccanismi di informazione e coinvolgimento e strumentalizzazioni politiche. Con questo quadro complesso, si terrà oggi, presso la Commissione Industria del Senato l'audizione di Aris (Agenzia di ricerche informazione e società), soggetto promotore dell'Osservatorio, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Sen (Strategia Energetica Nazionale). "La serie storica dei dati in nostro possesso ci dice che coinvolgimento e informazione sono le parole chiave per attenuare il fenomeno delle contestazioni, che blocca lo sviluppo di infrastrutture energetiche nel nostro Paese. Per questo chiediamo che la Sen, che pure valutiamo in senso assolutamente positivo, punti a un'energia condivisa, oltre che competitiva e sostenibile", commenta Alessandro Beulcke, presidente di Aris. "Importante che stakeholder istituzionali, economici e territoriali possano interloquire nell'ambito di un quadro normativo più chiaro e in grado di definire iter e tempi certi - aggiunge Beulcke- Crediamo che tale processo di modernizzazione della governance debba passare attraverso la riforma del titolo V della Costituzione, in modo da evitare conflitti di competenze in materia di infrastrutture energetiche". Secondo le analisi dell'Osservatorio, infatti, la complessità degli iter burocratici gioca un ruolo fondamentale nel diluire i tempi di realizzazione degli impianti e favorire una sostanziale paralisi decisionale. Enti locali o soggetti politici sono alla base del nuovo fenomeno del Nimto (Not In My Term Of Office), che comporta il rinvio di ogni decisione 'scomoda' al successivo mandato elettorale. Proprio per sottrarre a dinamiche di questo tipo le decisioni relative alle infrastrutture energetiche, è necessario riportare al centro lo Stato e una visione sovra-regionale, in grado di guardare all'interesse strategico del sistema Paese. Sotto il profilo della comunicazione, l'Osservatorio Nimby Forum auspica l'adozione di modalità di informazione e coinvolgimento ispirate al format del Debat Publique francese. Un modello comunicativo, quest'ultimo, che va nella direzione di una reale partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, favorendo l'adozione di scelte chiare, trasparenti e condivise.