Sul piano cave una risoluzione parlamentare per uso di materiali da recupero
Realacci: "Si può fare molto dando trasparenza a un settore che in molti parti d'Italia, oltre a deturpare il paesaggio, ha un'economia ai confini della legalità"
Roma, 29 apr. - (Adnkronos) - Cave abbandonate, canoni di prelievo irrisori, impatto ambientale e paesaggistico, piani cava assenti. Per intervenire in un contesto, quello italiano, che mostra più di una criticità "molto si può fare visto che lavoriamo ancora con norme che risalgono al Regio Decreto del 1927 e che l'obiettivo di recupero degli inerti che l'Unione Europea fissa al 70% al 2020, in Italia è lontanissimo: siamo al 9%", dichiara all'Adnkronos Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, a margine della presentazione del Rapporto Cave 2014 di Legambiente. In particolare, spiega Realacci, "si può fare molto dando trasparenza a un settore che in molti parti d'Italia, oltre a deturpare il paesaggio, ha un'economia ai confini della legalità; alzando le royalties delle cave, ci sono differenze tra regione e regione e in alcune ci sono royalties ridicole comportando una perdita di risorse pubbliche; modificando le procedure di appalto in modo da prevedere che una parte rilevante sia destinata al recupero dei materiali". Due gli strumenti da attivare da subito, per Realacci: "una risoluzione parlamentare, che intendo presentare nella mia Commissione, che tenda a vincolare i capitolati di appalto all'utilizzo di materiali da recupero, mentre nel collegato ambientale, in discussione alla Camera, si possono introdurre, nella parte in cui si tende a incentivare il recupero dei materiali, anche il recupero degli inerti".