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Il 58% del territorio italiano occupato da edifici, capannoni, strade e ferrovie

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Roma, 5 dic. - (AdnKronos) - Il consumo di suolo è una delle più insidiose e irreversibili forme di degradazione del territorio. In Italia l'urbanizzazione ha conosciuto, negli ultimi decenni, un'accelerazione senza precedenti, e se negli anni '50 il tasso di consumo di suolo era pari al 2,9%, oggi siamo al 7,3%. Dei 22mila Kmq urbanizzati del nostro Paese, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città con le superfici più cementificate troviamo Napoli e Milano (oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino (oltre il 50%), Monza, Bergamo, Brescia e Bari (oltre il 40% di superficie impermeabilizzata). In occasione del World Soil Day, la giornata mondiale del suolo, Legambiente torna a lanciare l'allarme su un fenomeno che "oltre a degradare irreversibilmente il territorio, amplifica gravemente i problemi di dissesto idrogeologico e i danni causati dal maltempo in Italia", dichiara il presidente nazionale dell'associazione Vittorio Cogliati Dezza. "Non c'è più tempo per i tentennamenti - aggiunge - Il governo approvi velocemente la legge presentata in Parlamento e cancelli l'emendamento alla legge di Stabilità che proroga per tutto il 2015 la possibilità di usare ancora almeno il 50% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti dei Comuni, incentivando nuove lottizzazioni per risanare i bilanci". Il tema del consumo di suolo è finalmente oggi al centro del dibattito politico, con sette disegni di legge in Parlamento e però un forte ritardo rispetto alla sua approvazione, malgrado gli impegni presi dai ministri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, Maurizio Martina e Gian Luca Galletti. Dopo le leggi regionali di Puglia e Sardegna, anche Toscana e Lombardia hanno recentemente legiferato in tal senso ma con indirizzi e risultati decisamente opposti, ricorda Legambiente. Mentre la Toscana ha mostrato di voler investire in un futuro basato sulla tutela del proprio territorio e sulla priorità della rigenerazione urbana riconoscendo il suolo rurale come bene comune che, come tale, va tutelato e preservato nelle sue funzioni produttive ed ecologiche, nella normativa lombarda non c'è traccia di soglie e disincentivi alle urbanizzazioni dei terreni agricoli né di incentivi per la rigenerazione urbana. Solo procedure agevolate per realizzare rapidamente le previsioni espansive dei piani di governo del territorio. "Non è cementificando l'Italia che riusciremo a dare risposta ai problemi di cassa delle amministrazioni locali, né alla crisi del settore edilizio, mentre potrebbero essere molto gravi le ripercussioni del provvedimento sull'ambiente e il territorio già martoriato da una cementificazione selvaggia – conclude Cogliati Dezza - Se l'intento è quello di far uscire dalla grave crisi il settore edile e le amministrazioni locali, è evidente che la ricetta non può più essere quella vecchia e fallimentare delle lottizzazioni edilizie facilitate per appianare i bilanci ma solo quella dell'innovazione e della rigenerazione urbana".

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