In autunno aumenta in modo esponenziale il rischio di frane e alluvioni
Graziano (Cng): "In Italia continuano comportamenti non consapevoli' "
Roma, 23 ago. - (Adnkronos) - Con l'autunno, tra settembre e novembre, "aumenta in modo esponenziale il rischio che in qualche parte d'Italia, anche in funzione dei cambiamenti climatici in atto, si consumi una ennesima alluvione o una ennesima frana, che ci obbligherà ad un'altra drammatica conta dei danni e speriamo soltanto di questi". A lanciare l'allarme è Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi che punta il dito non solo sui cambiamenti climatici ma anche su "l'urbanizzazione sfrenata" che "in barba ai vincoli imposti della cosiddetta Legge Galasso ha eroso dal 1985 ad oggi ben 160 km di litorale". I numeri, pubblicati nell'Annuario dei Dati ambientali 2012 dell'Ispra, parlano chiaro: se in Italia per oltre 50 anni si sono consumati in media 7 mq al secondo di suolo, oggi se ne consumano addirittura 8 mq al secondo. Significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quelle dei comuni di Milano e di Firenze. Dunque "anche quest'anno il territorio italiano è a rischio idrogeologico - commenta Graziano - ma nonostante gli appelli, continuiamo ad assumere comportamenti non consapevoli di questi rischi. Si pensi ad esempio agli incendi, il 72% dei quali risulta essere di natura dolosa, il 14% di natura colposa e il restante 14% di natura dubbia". "Qualora non fossero ancora chiari i termini del dissesto idrogeologico - prosegue Graziano - i geologi hanno il dovere morale di non abbassare la guardia, ricordando al Paese che la popolazione esposta a fenomeni franosi ammonta a 987.650 abitanti, mentre quella esposta alle alluvioni raggiunge 6.153.860, come evidenzia ancora l'Annuario Ispra". Un problema che riguarda anche l'Europa, "come dimostrato dalle alluvioni in Europa Centrale con morti e danni in Germania, Repubblica Ceca ed Austria", e dove "inondazioni e altre calamità di natura idrogeologica - continua Graziano - rappresentano circa i due terzi dei costi dei danni delle catastrofi naturali e questi costi sono aumentati dal 1980 a causa del cambiamento nell'utilizzo del suolo, dell'aumento della popolazione, della ricchezza economica e delle attività umane in aree soggette a pericolo". Anche se le proiezioni quantitative per la frequenza e l'intensità delle inondazioni sono ancora incerte, l'Agenzia europea sostiene che sia probabile che l'aumento delle temperature in Europa porterà a inondazioni più frequenti e intense in molte regioni, a causa del previsto aumento dell'intensità e della frequenza di eventi meteorologici estremi. Molte città europee stanno già lavorando ad iniziative mirate alla riduzione della vulnerabilità. "In Ungheria e in Romania stanno ripristinando le zone umide lungo alcuni tratti del Danubio che avevano subito alluvioni devastanti. Nei Paesi Bassi è stata persino aumentata la fascia di non edificabilità rispetto ai corsi d'acqua, in previsione di probabili eventi meteorologici sempre più severi", elenca il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi. E in Italia? "E' da tempo che i geologi chiedono al Governo la costituzione di una commissione di esperti per analizzare il problema - aggiunge Graziano - e studiare soluzioni possibili sotto il profilo tecnico, economico e finanziario, ricordando l'esperienza positiva della famosa Commissione De Marchi che operò negli anni '80". La sola nota positiva, per Graziano, è la formazione spontanea di una rete trasversale che vede attivi organizzazioni, associazioni ambientaliste e di categoria , Consigli nazionali come quello dei Geologi, il mondo della ricerca e alcuni sindaci, e che ha intrapreso un percorso comune di discussione e di confronto per rispondere in maniera efficace alle ripetute emergenze legate al rischio idrogeologico. Obiettivo della rete, "formulare proposte al Paese a partire da tre aspetti prioritari: la semplificazione normativa per il governo del territorio, il reperimento e la continuità delle risorse economiche e un nuovo approccio tecnico-scientifico al problema, adeguato alle novità e ai cambiamenti in atto - spiega Graziano - Su questi punti programmatici, è stato stilato un documento dettagliato, inviato al ministro dell'Ambiente, come contributo per mettere il Paese nelle condizioni di affrontare il nuovo livello di rischio" attraverso "una politica integrata in grado di coinvolgere diversi soggetti interessati, per passare dalla logica della riparazione localizzata a quella della prevenzione e della riqualificazione territoriale". "La condizione per attuare una buona politica di governo del territorio, con ricadute in termini di sicurezza, ma anche in termini di rilancio economico e occupazionale, è che il territorio stesso sia una priorità vera, e non solo dichiarata, nei programmi dei Governi - conclude Graziano - chiediamo quindi che il territorio sia reso anche più resiliente, sano ed attraente, offrendo più spazio per la natura e per il suo godimento". Di cambiamenti climatici e rischio idrogeologico si parlerà anche in occasione dell'Egn Conference, la Conferenza Mondiale dei Geoparchi in programma nel Parco Nazionale del Cilento (3-7 settembre).