Overshoot day, Italia e Ue hanno esaurito tutte le risorse
Roma, 9 mag. - (AdnKronos) - Overshoot Day, il giorno in cui si può considerare esaurita la biocapacità del pianeta, cioè la capacità che gli ecosistemi hanno di rinnovarsi nell'arco di un anno e continuare quindi a fornire 'servizi' indispensabili all'umanità: cibo, fibre, legname, capacità di assorbimento del carbonio e terreni dove poter costruire infrastrutture. Un anno, appunto, ma l'overshoot day per l'Europa arriva il 10 maggio, o a soli 5 mesi dall'inizio del 2019. E per l'Italia cade solo 5 giorni dopo, il 15 maggio. Perché consumiamo troppo e sfruttiamo le risorse naturali decisamente più velocemente del tempo loro necessario per rinnovarsi. Per mantenere l'attuale stile di vita dei cittadini europei, servirebbero 2,8 Terre, e non le abbiamo. Ma questo non ha impedito ad Europa e Italia di esaurire in 5 mesi il 'budget di natura' a disposizione nell'arco di un anno: nonostante la popolazione europea rappresenti solo il 7% di quella globale, usa infatti l 20% della biocapacità del pianeta. L'impronta ecologica pro capite, cioè l'ammontare di risorse naturali terrestri e marine consumate da ogni cittadino Ue, è la più alta del pianeta insieme a quella degli Stati Uniti. A lanciare l'allarme da Sibiu, in Romania, in occasione del Summit informale del Consiglio europeo in cui si discute del futuro dell'Europa, sono Wwf e Global Footprint Network. "L'Overshoot Day dell'Ue costituisce un duro promemoria sul fatto che il consumo dell'Ue sta contribuendo al crollo ecologico e climatico del pianeta", dice Ester Asin, direttrice dell'Ufficio per le politiche europee del Wwf. L'Earth Overshoot Day, cioè la data entro la quale l'umanità può considerare di aver utilizzato tutte le risorse ecologiche degli ecosistemi dell'intero pianeta, nel 2018 è arrivato il 1 agosto. Attualmente l'umanità nel suo complesso utilizza la capacità rigenerativa delle risorse biologiche di un 1,7 pianeta Terra per ricreare i servizi degli ecosistemi che utilizziamo annualmente. In pratica, tagliamo gli alberi prima che diventino adulti, peschiamo più pesce di quanto gli ecosistemi oceanici siano in grado di rigenerarli, emettiamo più carbonio nell'atmosfera di quanto le foreste e gli oceani siano in grado di assorbire. Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo ha iniziato il suo 'overshoot' a partire dal 1970. Le conseguenze? Diminuzione degli stock delle risorse disponibili (da quelle ittiche a quelle forestali), rapido accumularsi di rifiuti che i sistemi naturali non sono in grado di assorbire o riciclare, crescente concentrazione di carbonio in atmosfera, cambiamenti climatici. L'Impronta Ecologica (Ecological Footprint) misura l'ammontare dell'area di terra e dei mari biologicamente produttivi richiesti per produrre tutte le risorse dovute al consumo della popolazione e all'assorbimento dei suoi rifiuti (l'impronta ecologica in questo ambito calcola solo la capacità di assorbimento del carbonio prodotto dalle attività umane). La biocapacità (Biocapacity) è costituita dall'area biologica produttiva che consente agli ecosistemi di rigenerare le risorse biologiche e assorbire i rifiuti generati dall'umanità. Include l'area biologica produttiva (o biocapacità) necessaria per le coltivazioni agricole, pascoli, infrastrutture, aree di pesca e prodotti degli ambienti forestali. Include anche l'area di foresta necessaria ad assorbire le emissioni addizionali di biossido di carbonio (o anidride carbonica) che non possono essere assorbite dagli oceani. La Biocapacità e l'Impronta Ecologica sono espresse in un'unità definita 'ettaro globale' (Global Hectare-gha). L'ettaro globale rappresenta la produttività biologica di un ettaro di superficie rispetto alla produttività media mondiale. Le emissioni di carbonio derivanti dall'uso dei combustibili fossili costituiscono la maggiore componente dell'Impronta Ecologica dell'umanità da oltre mezzo secolo e continuano a mostrare un trend in crescita.