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Sul rischio idrogeologico servono 8 milioni di euro per 3.383 interventi

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Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - Circa 2.000 eventi alluvionali che, dal 2002 al 2014, hanno determinato 293 morti, oltre ai danni. In Italia, 6 milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio; 1.260.000 edifici sono minacciati da frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali. Sono i dati forniti dall'Anbi, l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, che presenta il quinto Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che propone 3.383 interventi per un importo complessivo di 7.995 milioni di euro. Nel 2013, la proposta indicava 3.342 interventi per un importo di 7.409 milioni di euro. Si tratta - fa sapere l'Anbi - di progetti immediatamente cantierabili e con importanti ricadute occupazionali per la sistemazione idraulica di torrenti e rogge, la manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati, la realizzazione di opere per il contenimento delle piene, il consolidamento di pendici collinari e montane. Per queste, è "indispensabile individuare soluzioni idonee per il reperimento delle risorse anche attraverso una proiezione quindicennale dell'impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui, secondo una soluzione già adottata nel recente passato". Occorre, aggiunge l'Ambi, cogliere le opportunità offerte dai fondi comunitari per la Pac 2014-2020. L'accordo di partenariato Stato-Regioni contempla l'esigenza della sicurezza territoriale; serve un forte impegno in tale direzione e interventi e azioni di competenza delle altre istituzioni locali, realizzando il federalismo cooperativo. A concorrere alla situazione di rischio idrogeologico, per l'Anbi contribuiscono più fattori: il mutato regime delle piogge, accentuato nella sua variabilità negli ultimi anni; l'urbanizzazione, il consumo del suolo, l'omessa manutenzione del sistema idraulico del Paese; lo spopolamento delle montagne, la riduzione del terreno agricolo. Si stima che il consumo del suolo nel periodo 1990-2005 sia stato di oltre 244.000 ettari all'anno (circa due volte la superficie del comune di Roma), in pratica oltre 668 ettari al giorno (circa 936 campi da calcio). Secondo l'Ispra, ogni secondo nel nostro Paese vengono occupati 8 mq di suolo (70 ettari al giorno). Molte delle calamità sono generate da eventi idrologici eccezionali, il cui impatto può essere ridotto attraverso azioni volte a rinforzare i territori fragili, a provvedere alle manutenzioni e agli adeguamenti necessari a garantire la regolazione idraulica, ad assicurare il funzionamento degli impianti idrovori ed il consolidamento degli argini. Va ricordata anche la forte pressione dell'impermeabilizzazione sulle risorse idriche. Un suolo può incamerare fino a 3.750 tonnellate di acqua per ettaro, o circa 400 millimetri di pioggia. L'impermeabilizzazione riduce l'assorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi, impedendolo completamente. Non è più procrastinabile quindi - conclude l'Anbi - un programma di messa in sicurezza del territorio, indispensabile alla vita civile ed alle attività produttive anche attraverso nuove regole d'uso.

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