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Saccà: tornare in Rai?

Sono più che tentatissimo

Albina Perri
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Un anno e quattro mesi sotto accusa per cinque attricette presunte raccomandate e uno scambio di favori politici con Silvio Berlusconi. Un anno e quattro mesi finiti nel nulla il 17 aprile, quando il gip di Roma ha deciso di buttare tutto alle ortiche e di archiviare la pratica evidentemente inesistente: nessun elemento a sostegno dell'accusa è stato infatti acquisito nel frattempo. Agostino Saccà ora racconta la sua Rai, dove si dice pronto a tornare anche subito. Lo fa in un'intervista ad Andrea Mercenaro sul mensile First, in edicola da venerdì. “Sono più che tentatissimo di tornare in Rai”, dice l'ex direttore di Raifiction. In fondo la dirigenza Rai è stata responsabile di non averlo difeso, e per delle precise ragioni: “Claudio Petruccioli doveva rilegittimarsi a sinistra dopo il bacio della pantofola fatto a Berlusconi. Claudio Cappon voleva l'interim della fiction. Guido Paglia e Fabrizio Del Noce, non saprei, credo robetta”.  Saccà passa poi a chiedere un pubblico riconoscimento della sua innocenza da parte di chi l'ha accusato: “La mia azienda deve chiedermi scusa, la magistratura deve chiedermi scusa. E anche Berlusconi deve a se stesso di ottenere delle scuse”. “La Rai”, continua Saccà, “ha davanti agli occhi la tragedia della sua fiction al 20% di share, cosa deve fare se non richiamarmi? Se non me, chi altro? Solo quattro persone sarebbero in grado, in Italia: Marco Bassetti che fa proficuamente altro, Giorgio Gori, altrettanto, Silvio Berlusconi, che mi risulta impegnato altrove, e suo figlio Piersilvio, che guida Mediaset. Stop, finito”. Parlando di televisione, Saccà interviene a proposito di Sky: “Che diventi il terzo polo generalista, fa ridere. Se a Sky e al satellite togli il calcio, fa il 4 per cento. Fiorello? Lo adoro, ma su Sky non va. La Cuccarini? Uguale. Rai e Mediaset non devono temere Sky. Il sistema generalista è in crisi perché s'è illuso che l'assenza di un terzo polo potesse esimerlo dall'investire”. “In Italia”, conclude Saccà, “il 25-30 per cento del canone viene evaso. In Francia la questione è stata risolta mettendo il canone televisivo nella bolletta elettrica”.

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