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Sabina Guzzanti, passerella-delirio a Venezia: "La Trattativa? Un film inattaccabile"

Andrea Tempestini
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Al rosso Festival del cinema di Venezia, dopo Belluscone, è il giorno di Sabina Guzzanti, che presenta il suo La Trattativa, un'indagine sulla presunta trattativa tra Stato e mafia in cui l'ex comica tenta di raccontare vicende, inchieste e intrecci politici che hanno caratterizzato gli anni delle stragi, il 1992 e il 1993, e gli ultimi 25 anni di presunti rapporti tra istituzioni e mafia nel nostro Paese. Presentato fuori concorso, il film è stato applaudito al termine della proiezione del mattino per la stampa. I dubbi sulla trattativa sono parecchi, eppure Sabina, di dubbi, non ne ha. In conferenza stampa afferma: "Il fatto che qualcosa sia accaduto non significa automaticamente che si trovi un colpevole, e probabilmente non si troverà un colpevole sulla trattativa. Ma il mio film è inattaccabile". Dunque la Guzzanti investe la sua pellicola di un'importanza assoluta, affermando che "lo scopo del film è mettere tutti in grado, anche chi non legge i giornali o i saggi, di capire di che cosa si tratta. Di poter mettere tutti al corrente dei fatti che hanno cambiato il corso della nostra democrazia". E ancora: "Senza la trattativa il nostro sarebbe un paese migliore oggi, e forse avremmo ancora tra noi Falcone e Borsellino". Complottismi - Poi, come da copione, la Guzzanti viene imbeccata sul possibile parallelismo con Belluscone - Una storia siciliana, la pellicola di Maresco presentata a Venezia che intreccia la vicende di mafia in Sicilia alle fortune politiche di Silvio Berlusconi con la massima disinvoltura. Sabina - la stessa Sabina che tempo fa affermò che "Berlusconi è un cadavere da rimuovere" - preferisce non paragonare i due lavori, e premette: "Il mio non è un film su Berlusconi, anche se qualcuno tende ad associare i fatti". Quindi, dopo aver snocciolato la sua verità sulla trattativa, ecco altre velate accuse infamanti, questa volta rivolte al Cavaliere: "Berlusconi, se ha pagato davvero tutti quei soldi, era nelle mani di Cosa Nostra. E la verità è che non si può smettere di collaborare con Cosa Nostra". Insomma l'ex comica ripete uno dei suoi refrain preferiti: mafioso era e mafioso resta. Nella sua tirata-delirio, ecco che poi nel mirino ci finisce anche Giorgio Napolitano. "Noi - riprende la Guzzanti - siamo abituati in Italia a dire aspettiamo i risultati del processo, dal '92-'93, ma prima non era così. Perché? Il processo serve a trovare i colpevoli, ma non è che non si può discutere dei fatti veramente accaduti anche finché i colpevoli non sono stati trovati. Napolitano? Napolitano si è per sua decisione legato a questo processo. I suoi violenti interventi a gamba tesa sulla procura di Palermo fanno sì che la sua figura si associ a quella trattativa, quando lui era presidente della Camera al tempo delle stragi". Vittimismi - Sparate su sparate, insomma, destinate a far discutere, proprio come de La Trattativa si era discusso - e a lungo - prima dell'uscita: prima le polemiche sul mancato finanziamento del ministero, quinti i tweet polemici della Guzzanti (tra cui uno per il Festival, in cui lasciava intendere che non l'avrebbero lasciata concorrere per il Leone d'Oro, ed infatti è fuori concorso). Insomma, la solita ondata di vittimismo che da sempre caratterizza la Guzzanti. E, c'è da scommetterci, il vittimismo continuerà, proprio come s'intensificheranno le critiche al film, dove Sabina (come in Draquila e Viva Zapatero, per esempio) si è ritagliata un ruolo importante, come voce narrante e collettore di altre voci. Quindi le interpretazioni forzate sulla trattativa di cui lei è così sicura, il complottismo spinto, le informazioni parziali. Dal calderone non viene risparmiato nessuno: nel mirino, oltre ai già citati, ci finiscono anche Oscar Luigi Scalfaro, Bettino Craxi e decine di altrin nomi. Una lunga sequela di personaggi che Sabina attacca, ma che non sono mai stati condannati per nulla.

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