Arriva Ustica, il capolavoro senza sconti di Renzo Martinelli sul grande mistero italiano
Ustica è il nuovo film di Renzo Martinelli. Ustica fu strage di vittime italiane, ma l'opera ha visto la luce grazie a una coproduzione di Italia e Belgio, la nazione appena colpita da un'altra strage. Originata da una bastarda guerra maledetta, altro che santa. Ma pur cambiando le cause, gli effetti delle stragi non cambiano. Le stragi sono milioni di milioni, ma hanno in comune due aspetti. Uno annichilente, mortifero: le vittime innocenti. Un altro reattivo, vitale: la pretesa della verità, anche in nome di quelle vittime. Martinelli ha lavorato per ben tre anni alla sceneggiatura, affiancato da ingegneri aeronautici e chilometri di carta di perizie e testimonianze giudiziarie delle indagini su Ustica. Che assunsero vita vera soltanto quando ci si cimentò il magistrato Rosario Priore, anni dopo quel 27 giugno 1980 in cui un DC-9 della compagnia Itavia, partito da Bologna verso Palermo, esplose in volo e cadde a picco infuocato come un Icaro di metallo nel mare vicino Ustica. Persero la vita tutte le 81 persone a bordo. Il Giornale di Sicilia, due giorni dopo, centrò in prima pagina la foto di un corpo, morto, galleggiante con le braccia verso l'alto. Non era e non è meno straziante, da guardare, del piccolo Aylan. Ma pari sommovimento popolare non ci fu, né allora né ora. Negli anni successivi morivano misteriosamente anche altri. Probabilmente, avevano visto, sapevano quanto non dovevano né vedere né sapere. Depistaggi e insabbiamenti svilivano volontariamente l'ipotesi, la più plausibile della collisione, che coinvolgeva Libia e Stati Uniti. Ribadì quella verità Rosario Priore, che escluse categoricamente la bomba a bordo e il cedimento strutturale, le ipotesi forzate, anche contro l'evidenza, da chi non voleva servire le ragioni della verità, ma la «ragion di Stato». «Ti conviene accettare la verità che la ragion di Stato dà. Vi riempite la bocca con questa parola, verità. La verità è che la verità non esiste», intima, nel film, l'onorevole Fragalà al collega Corrado di Acquaformosa, entrambi nella Commissione Stragi. Invece la verità esiste: «Tutto quanto viene dichiarato nel corso del film è inconfutabilmente supportato da materiale documentale», precisa Martinelli, che ha trasformato in film di impatto potentissimo uno dei più grandi punti interrogativi della nostra storia. Martinelli è forte di un'idea di cinema civile ma non ideologico, che sia capace «di stimolare riflessioni che nessun altro media è in grado di stimolare con altrettanta potenza». Ci è riuscito? Certo che sì. Ustica, imperdibile, duro, vero, tecnicamente supremo, è il suo capolavoro. Gemma Gaetani