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Fabrizio Frizzi, quando la Rai lo umiliò: "Ci vergogniamo di lui", una carriera devastata

Giulio Bucchi
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Il volto gentile della tv. Elegante, ironico, educato, mai sopra le righe ma mai banale. Fabrizio Frizzi, scomparso a 60 anni per una emorragia cerebrale, è stato un gigante della Rai negli ultimi 30 anni. Dalla tv dei ragazzi a Miss Italia (condotta per 18 edizioni), da Scommettiamo che ai preserali cult come I fatti vostri, Soliti ignoti, l'Eredità (prima di una puntata di questo show, lo scorso ottobre, fu colpito da una devastante ischemia), è entrato nelle case di milioni e milioni di italiani. Ma pochi ricordano come ci sia stato un momento in cui viale Mazzini l'ha letteralmente umiliato.  GUARDA IL VIDEO - Dopo il malore, il commovente ritorno di Frizzi in tv Era il 2000 e l'allora direttore generale Pier Luigi Celli disse, letteralmente, di vergognarsi di alcuni programmi, tra cui Per tutta la vita di Frizzi e Romina Power, un (innocente) show in cui due coppie di promessi sposi si sfidavano per vincere un viaggio di 2 settimane ai Caraibi. Roba all'acqua di rose, oggi. Ma allora, per Celli, una macchia per la tv pubblica e per la carriera di Frizzi. "Dopo un amore sano e corrisposto, la frattura non si è ricomposta - ammise Frizzi a quel riguardo -. Dopo di allora nulla è stato più come prima. Se arrivasse una bella proposta da un'altra rete, pubblica o privata, accetterei. Nel '92 arrivò un'offerta da Mediaset, ma dissi: Non sono pronto. Sentivo l'appartenenza alla Rai. Ora quel Frizzi non esiste più. Da quel 3 giugno del 2000 per me si è rotta la complicità, non mi sono sentito più indispensabile". Sono seguiti anni di dimenticatoio: "Quando sei in disgrazia le giornate sembrano interminabili. A un certo punto nemmeno il mio carattere, prevalentemente ottimista, mi sosteneva più. Io ho molte più debolezze, molti più difetti di quanto sembri. Il fatto è che quando scegli di fare l'artista, scegli un lavoro precario. Vivi in perenne compagnia di un'ansia di conferma. È una regola del gioco anche questa: né buona né cattiva. Una regola e basta".

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