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Domenica In, Mara Venier e la battaglia con Barbara D'Urso: cosa non sapete sulle signore della tv

Davide Locano
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Sono femmine straripanti e curvilinee. Nel senso che la loro conduzione carnale porta sempre ad una tracimazione delle curve d' ascolto. Come le rivali cinematografiche Bette Davis e Joan Crawford, come Thelma & Louise senza il finale tragico, come Loren e Pampanini l' un contra l' altra armate di potente divismo, Barbara D' Urso e Mara Venier si sono equamente divise il potere insaccato nei palinsesti domenicali della tv. La loro domenica pomeriggio - rispettivamente su Canale 5 e Raiuno -, quel tinello dell' Italia nazionalpopolare, quell'affollamento di buone cose di pessimo gusto, è giunto al fine stagione col fragore d' una guerra termonucleare. Una guerra che, a livello di share (basculante dall' una all' altra tra il 14% e il 19%), nessuna delle due ha vinto o perso, ma entrambe hanno sgominato il resto dei concorrenti. Non ci avrei scommesso un euro bucato. Leggi anche: Domenica In, le parole di Teresa De Santis su Mara Venier SORRISI EROICI Intendiamoci. Barbara D' Urso è la seconda potenza industriale della tv commerciale italiana, e io sono un fan del "dursismo" come modello di business e categoria dello spirito. Non è il mio genere, ma resto ipnotizzato delle battutine, dei sorrisi eroici impressi nelle luci, dalle storie strappalacrime, dal "seno parlante" di Barbarella tanto amato da Almodovar. Così come mi fa l' effetto di un plaid in una fredda notte d' inverno la risata di Mara, immutabile sin da quando lavorava con Nanni Loy; e mi mette allegria quella sua propensione ad abbracciare qualunque essere vivente che le transiti attorno nel raggio di cinque metri. Ed entrambe, Barbara e Mara, nelle interviste faccia-a-faccia funzionano meglio di un analista junghiano. Intendiamoci. Le due signore della domenica hanno gloria e mestiere da esportare. Però, chissà perché, mi ero convinto, che la loro acerrima rivalità - iniziata per una questione di haters del web e consumatasi su sgarbi reciproci fino alla mancata ospitata di Maria De Filippi in Rai - si sarebbe arroventata sulla ricerca spasmodica del decimale d' audience. E qualche volta, ammettiamolo, è avvenuto. Per esempio, col caso delle finte nozze di Pamela Prati: d' accordo i botti d' ascolti, ma era davvero necessaria la telenovela? Epperò, entrambe, intuita la deriva della tv spazzatura e la noia che stava ghermendo gli spettatori, hanno trasformato quell' infuocata truffa gossippara in formidabile denuncia della credulità popolare. E, a parte la Prati, comunque, alla fine, io ho avuto torto. Mara, appena rientrata a Domenica in Venier dopo 25 anni, con un budget risicato, giochi e cruciverboni subito declassati e la creazione di un' atmosfera familiare, ha resuscitato un programma scivolato nel coma dopo la gestione delle Parodi. FORMAT VINCENTE Barbara, nonostante qualche scivolone - la nuova Dottoressa Giò e l' estenuante saga Corona - conducendo con la frusta del domatore Domenica Rewind, ha riproposto il suo format vincente all' infinito, e s' è conquistata perfino una nuova prima serata, il Live- Non è la D' Urso. Che, naturalmente, ha prodotto una mole d' ascolto e di empatia tali da far ribadire agli alti dirigenti dell' informazione Mediaset che «il modello è Barbara D' Urso...». Un modello industriale e talora, udite udite, giornalistico. E mi viene da sorridere a pensare che il nostro Ordine professionale perda spesso il suo tempo a minacciare le due signore intervistatrici di procedure d' infrazione per esercizio abusivo della professione. Al netto dell' eccesso, avessimo noi giornalisti un' oncia della loro platea pop. Curve d' ascolto e masse di fan. Quando si dice che son tornate le maggiorate... di Francesco Specchia

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