Cerca
Cerca
+

Chiara Ferragni, "perché devono credere in me?": uno sfogo drammatico

  • a
  • a
  • a

Le vedi e pensi che siano persone baciate dalla fortuna, intelligenti, belle. Che dovrebbero essere felici della vita che fanno. E invece no. Fedez e Chiara Ferragni, Lady Gaga, Michelle Obama, Tom Hanks, Michelle Pfiffer, Penelope Cruze pensano di non essere degni del successo raggiunto, degli apprezzamenti ricevuti, dei riconoscimenti ottenuti e/o della posizione ricoperta. Perché? Sono tutte vittime della "sindrome dell'impostore", una percezione molto più diffusa di quanto si pensi comunemente, spesso associata a una bassa stima e considerazione di se stessi.  "Quando ho iniziato ad avere successo ed ero ancora una ragazzina, in tanti mi attaccavano", si è sfogata Chiara Ferragni spiegando che molte persone più adulte di lei la criticavano: "Così sentivo di non meritare quello che mi stava succedendo. Ascoltando chi invece mi seguiva e mi sosteneva mi ripetevo: perché mai dovrebbero credere in me?". Più o meno quanto si chiede il marito Fedez che ha candidamente ammesso: "Altro che io, io: ho la sindrome dell’impostore, sono un narcista pessimista, ho un pessimismo cronico".

 

 

Tom Hanks ha invece paura di essere smascherato: “C’è sempre un momento in cui ti trovi a pensare a quando gli altri si accorgeranno che sei un truffatore”. Così come Maisie Williams, Aria in Game of Thrones, che ha confidato: “Soffro della sindrome dell’impostore. Quella che ti fa chiedere: “Ma davvero proprio io sto recitando?”. Lady Gaga, invece, deve ricordare a se stessa ogni mattina di essere una superstar: "Solo in questo modo riesco ad affrontare la giornata". Da parte sua Aurora Ramazzotti osserva che “le persone tendono a pensare che se sei fortunato e hai una vita agiata non sei titolato a soffrire. La mia paura", confessa, "è non essere all’altezza di quello che si aspettano gli altri, ho la sindrome dell’impostore che mi fa pensare che non mi meriti certe opportunità”. 

 

 

L'espressione "sindrome dell'impostore" è stata utilizzata per la prima volta alla fine degli anni '70 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes e viene usata per chi si crede meno capace e intelligente di quanto è. Di questo particolare disturbo della personalità ne soffre almeno una volta nella vita il 70% delle persone. Se qualcuno le elogia sono subito preoccupate di deluderlo in futuro, con prestazioni meno soddisfacenti. Si tendono a ricordare i fallimenti molto più che i successi. Ci si sottrae a progetti o impegni per paura di fallire. Non si è mai soddisfatti di ciò che si è ottenuto, convinti che avremmo potuto fare di meglio.

 

 

Dai blog