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Raoul Bova, la confessione: "Ho passato i 50? Lo dite voi"

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Daniele Priori
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Meno urla e liti in tv, più bellezza e pensieri costruttivi. Basta ai ruoli preconfezionati di maggioranza e opposizione. I politici, soprattutto sui temi etici, ascoltino chi è competente. Raoul Bova, a poche settimane dal ritorno in prima serata su Canale 5 con la seconda stagione di Buongiorno Mamma! ha le idee chiare. Forse anche figlie dell’intenso e complesso ruolo da protagonista della fortunata fiction, in onda dal 15 febbraio, che fa riflettere su temi sensibili, riportando al centro la famiglia. Si tratta dell’atteso sequel della serie di successo (coprodotta da RTI e Lux Vide, società del gruppo Fremantle) che vede Raoul Bova nei panni di Guido Borghi. Guido è un brillante laureato in fisica, di umile famiglia ma dalle grandi ambizioni, diventato il preside del liceo di Bracciano che continua a vivere assieme all’amata moglie Anna e ai figli nella grande casa sul lago, nonostante lo stato di coma in cui la donna è caduta da otto anni. Una vicenda, tratta da una storia vera, che ha acceso l’interesse del pubblico già nella prima stagione, arrivando in vetta alla scala dell’Auditel due anni fa e che ovviamente, nelle sei nuove puntate dirette dalla coppia registica formata da Alexis Sweet e Laura Chiossone, tenterà il bis.

Emozionato per questo bel ritorno da protagonista in tv?
«Sì. Tornare con una serie come Buongiorno Mamma! è emozionante. La fiction andrà in onda la settimana dopo Sanremo, accrescendo in qualche modo ancor più l’attesa che per noi attori è anche quella di guardare le puntate, giacché non le abbiamo ancora viste».

Cosa rappresenta per lei il genere fiction e questa in particolare?
«La fiction offre la possibilità di raccontare storie per le quali a volte un film non basta. Si riescono a spiegare meglio determinate situazioni. Le allunga un po’ perché c’è la possibilità di farlo, sottolineando vari elementi che necessitano di essere ampliati e dà modo di entrare dentro ogni singolo dettaglio, problema o angolo oscuro dei personaggi, mentre nel film si deve riassumere più in breve. Questa in particolare rappresenta una stagione importante di lavoro. Sono grato e contento di averla fatta assieme a un gruppo di attori e attrici di rilievo che hanno reso molto più semplice anche il lavoro sul set che è stato intenso ma nello stesso tempo è trascorso bene anche grazie alla buona armonia creatasi tra colleghi».

In questa storia si incrociano molti temi attualissimi: il fine vita, la famiglia. Lei somiglia in qualcosa al protagonista?
«Ci sono delle similitudini ma ovviamente Guido si trova in una situazione di dramma che io non ho vissuto nella mia vita. Non so come mi comporterei e come reagirei. Nel momento in cui ti capita di avere tua moglie in coma e quattro figli da portare avanti. È una fase in cui non so cosa possa scattare in un uomo. Ho cercato di viverlo attraverso il personaggio. Guido ha un grande amore per la donna che ha sposato e per la famiglia. Questo mi accomuna molto a Guido...».


Oltre al fatto di avere quattro figli.
«Anche. Non siamo in tanti, in effetti. Cerchiamo di alzare un po’ la media nazionale (sorride, ndr)».

Quale è stato il regista che ha amato di più?
«Stefano Reali è il regista che mi ha dato l’opportunità di fare l’attore. Per cui a lui sarò grato a vita. Per il resto tutti i registi con i quali ho lavorato sono stati dei grandi incontri e hanno rappresentato per me bellissime esperienze.Ognuno di loro mi ha lasciato dentro qualcosa: da Ferzan Ozpetek a Daniele Luchetti a tutti gli altri...».

Cosa le piace e cosa detesta della tv di oggi?
«Come spettatore ma mi verrebbe da dire come persona, cittadino italiano, mi piacerebbe vedere meno liti in tv, meno guerre tra persone e più cose costruttive. Mi piacerebbe assistere alla creazione di qualcosa di positivo che nasca dal confronto. Invece c’è sempre solo la voglia di far vedere quello che non va e mi chiedo perché invece gli scontri non vengano lasciati nelle sedi più opportune, puntando a restituire al pubblico momenti più belli da vedere. Lo dico come cittadino. Magari anche rivolgendo un appello in tal senso a chi si occupa di queste cose».

È una velata critica al mondo dei talk show?
«No, loro fanno bene il loro lavoro e trovo i contenuti interessanti. È l’atteggiamento da parte degli ospiti quello che discuto. A cosa serve un’opposizione che deve sempre solo contestare tutto, pur legittimata pienamente nel farlo, senza valutare però nemmeno la minima possibilità di costruire insieme qualcosa? Questo mi chiedo».

La fiction di qualità può essere funzionale alla politica per affrontare temi scottanti come appunto il fine vita che proprio nei luoghi deputati si fa molta fatica ad affrontare con compiutezza?
«La fiction è una fiction. Ci sono cose, ripeto, che vanno discusse nelle sedi opportune con persone che studiano queste situazioni. Ci sono persone a favore, altre contro. Bisognerebbe discuterne con grande attenzione, ascoltando le persone che studiano e quelle che vivono in prima persona questo tipo di situazioni. C’è chi è a favore, chi contro. Probabilmente bisognerebbe davvero lasciare libertà di scelta».

Anche in Buongiorno Mamma! come in molti altri film lei nuota. È la sua prima passione che le è rimasta addosso?
«Questa volta però non è stata voluta particolarmente ma era funzionale alla storia. C’è la casa davanti al lago ma il lago è anche un elemento centrale che nasconde. Siccome il lago è un elemento in sé misterioso, proprio in fondo al lago Guido, nuotando, troverà qualcosa di molto importante per tutta la parte mistery della serie».

Ha superato i 50 anni. Com’è il giubileo della vita per un super bello del cinema come lei?
«No, no, no... 40! C’è un errore! (ride, ndr). Credo si arrivi a godere anche ogni singolo giorno in più. Il traguardo dei 50 è una cosa bella. Poi si torna indietro, si ringiovanisce no? (ride ancora, ndr) Quando ero piccolo dicevo che a 50 anni uno è vecchio ma la vita poi si è allungata. Così i 50, mi suggeriscono, sono diventati i vecchi 30. Insomma ce la giriamo un po’ come vogliamo...».

Progetti per il futuro?
«Deve uscire un film al cinema che si chiama Greta e le favole vere di Berardo Carboni. Lei è Greta Thumberg. Il mio personaggio è il papà di Greta, disilluso sul green che piano piano, grazie alla figlia, tornerà a crederci. È una bella favola alla quale ho lavorato anche con Sabrina Impacciatore e Donatella Finocchiaro». 

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